di Silvia Sottile
Il 15 dicembre è finalmente arrivato nelle nostre sale il primo
attesissimo spin-off della mitica saga di Guerre
Stellari, Rogue One: A Star Wars
Story, che cronologicamente si colloca esattamente fra le due trilogie, ovvero
tra Episodio III – La vendetta dei Sith (2005) ed Episodio IV – Una nuova speranza (1977), a cui è molto più vicino di quanto
potessimo immaginare.
Diretto da Gareth Edwards (Monsters, Godzilla), Rogue
One racconta proprio quegli eventi da cui tutto ebbe inizio: narra infatti le
gesta di quel coraggioso gruppo di Ribelli che riuscì a rubare i piani della
Morte Nera, dando quindi il via al capolavoro di George Lucas, da cui parte tutta la saga originale. Sappiamo dunque bene
come andranno a finire le cose, almeno in linea generale, eppure ci
appassioniamo profondamente alle vicende di questo sparuto e coraggioso gruppo
di eroi alle prese con una impossibile missione suicida dal destino ineluttabile.
Jyn Erso (la candidata all’Oscar Felicity Jones) è una
ragazza che da piccola è stata abbandonata dal padre Galen Erso (Mads Mikkelsen), un ingegnere scientifico
costretto a costruire per l’Impero la più potente arma di distruzione di massa
mai ideata, la Morte Nera. Jyn cresce con Saw Gerrera (il premio Oscar Forest
Whitaker) e sviluppa un carattere forte, indipendente e aggressivo. La sua
strada si incrocia poi con quella dell’Alleanza Ribelle e si ritrova a guidare
un improbabile manipolo di uomini che con incredibile spirito di sacrificio
sono pronti a dare la vita pur di riuscire a rubare i piani della Morte Nera
per dare così al Mondo “una nuova Speranza”. E mai parola fu più significativa.
Il principale punto di forza di Rogue One è costituito dall’ottima scrittura, davvero precisa e
accurata, che non solo segue linearmente il suo percorso ma copre anche molti buchi di sceneggiatura
lasciati aperti dalla trilogia originale. Indubbiamente il merito va anche al
regista che riesce a dare la sua impronta e fa davvero un lavoro impeccabile.
La prima parte della pellicola serve a presentare i
personaggi con le loro luci ed ombre (oltre a Jyn conosciamo Cassian/Diego
Luna, Bohdi/Riz Ahmad, Chirrut/Donnie Yen e Baze/Jiang Wen), mentre nella
seconda assistiamo ad uno spettacolare war movie fantascientifico, fatto non
solo di scontri nello spazio tra caccia e navette spaziali, ma anche di guerra
sporca e polverosa con truppe di terra, che ricorda quasi lo sbarco in
Normandia. Indubbiamente questo stile più cruento rende Rogue One un film più crudo e adulto, eppure è così magistralmente
orchestrato che appassiona dall’inizio alla fine. Se da una parte ci troviamo
di fronte ad un prodotto completamente innovativo nell’universo di Star Wars e per questo libero di
svilupparsi senza troppi vincoli e aspettative, dall’altra ne possiede
intimamente la vera essenza e lo troviamo così perfettamente inserito nella
time-line che sembra prendere lo spettatore per mano e trasportarlo indietro
nel tempo verso quello spirito e quei luoghi familiari e quelle atmosfere
originali a cui è strettamente legato.
Dato che gli eventi si svolgono subito prima di Una Nuova Speranza colpisce l’accuratezza con cui i costumi e persino le tecnologie del passato sono ricreate magistralmente. E dal passato torna anche il villain più riuscito della storia cinematografica: Darth Vader! Appare solo in due brevi sequenze che sono però sufficienti a mettere i brividi. La voce in versione originale è sempre quella profonda di James Earl Jones mentre fisicamente è stato interpretato sul set da diverse controfigure.
Dato che gli eventi si svolgono subito prima di Una Nuova Speranza colpisce l’accuratezza con cui i costumi e persino le tecnologie del passato sono ricreate magistralmente. E dal passato torna anche il villain più riuscito della storia cinematografica: Darth Vader! Appare solo in due brevi sequenze che sono però sufficienti a mettere i brividi. La voce in versione originale è sempre quella profonda di James Earl Jones mentre fisicamente è stato interpretato sul set da diverse controfigure.
Tutto il cast si comporta egregiamente, i personaggi sono ben delineati e gli attori convincenti, la fotografia è davvero mozzafiato e le scene d’azione sono semplicemente spettacolari, come sempre. E poi ci sono le musiche: la colonna sonora è stata affidata per la prima volta a Michael Giacchino ma gli appassionati riconosceranno immediatamente la presenza dei temi classici di John Williams.
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