Martino
Piccione (Giuseppe Fiorello) è un chitarrista di talento che collabora con i
più grandi artisti della musica pop italiana. Il problema, però, è che nessuno
se ne accorge, perché lui è quello che sta dietro il palco e raramente viene
illuminato dai riflettori. Così, ogni volta che torna a casa, in un piccolo
paesino della Murgia tarantina, i suoi concittadini lo prendono in giro, perché
non ha un lavoro "vero". Stanco e frustrato, Martino decide di dare
una svolta alla sua vita e alla sua carriera, così, prendendo ispirazione
da un noto programma televisivo, decide di organizzare la propria sparizione
per uscire finalmente dall'anonimato. Lo aiuterà il suo migliore
amico Peppino Quaglia (Pierfrancesco Favino).
Chi m'ha visto è l'opera prima di Alessandro
Pondi, scritta insieme a Paolo Logli e al protagonista del film Giuseppe
Fiorello: un film arguto e divertentissimo, che riflette sul mondo
odierno, intavolando tematiche controverse e complesse. Sotto la scorza della
commedia leggera, infatti, Chi m'ha visto
fa emergere un'amarezza profonda e una critica pulsante a una società
fortemente condizionata dai media e dai social network.
Il
protagonista Martino, ormai alla soglia dei 50, ricerca quel successo che per
merito gli spetterebbe, ma che non arriva mai a causa di fattori che nulla
hanno a che fare col talento. Se, infatti, in passato il successo di un artista
era direttamente proporzionale alle sue capacità, oggi è fortemente dipendente
da una sovraesposizione mediatica, che fa salire alla ribalta personaggi di ben
dubbio valore (vedasi la scena nella discoteca con l'"eroina" di
Uomini e donne invasa da selfie
e fotografi).
Chi, però,
realmente il talento ce l'ha, e in più nutre una passione profonda per il
proprio lavoro, si trova di fronte a un bivio: rassegnarsi oppure cercare una
soluzione... estrema. Sfruttando, infatti, il grande inganno dei media, Martino
inscena la propria sparizione, sperando che, finalmente, il mondo si accorga di
lui. Ad aiutarlo ci sarà l'irresistibile amico Peppino, che, come tutti gli
altri abitanti del paesino di Ginosa, trarrà non poco vantaggio dalla
situazione.
Un altro
valido film della passata stagione aveva riflettuto, con ironia al vetriolo, su
tematiche simili a quelle di Chi m'ha
visto: Omicidio all'italiana
di Maccio Capatonda. Lì un misconosciuto paesino abruzzese diventa famoso
per un finto omicidio, mettendo in scena il peggio dell'Italia di oggi,
dalla tv del dolore, ai giornalisti assetati di scoop, dai curiosi che si fanno
selfie nei siti dei delitti a programmi televisivi che basano il loro successo
su tragedie umane. In particolare, il personaggio interpretato da Sabrina
Impacciatore, cinica e spavalda conduttrice di un programma alla "Chi l'ha visto", ricorda non poco
il personaggio di Sabrina Ferilli nel film di Capatonda. Così come lo ricordano
diverse dinamiche narrative, che mostrano come, in realtà, concittadini,
autorità, impresari, amici e parenti siano ben poco interessati a sapere che
fine abbia fatto Martino, ma a trarre il più possibile profitto dalla sua
sparizione.
Chi m'ha visto, dal 28 settembre al cinema, è un film che fa ridere molto,
grazie soprattutto alla verve contagiosa di uno straordinario Favino, nel ruolo
di un baldanzoso coattone di provincia in cerca di successo. I suoi duetti con
un altrettanto bravo Giuseppe Fiorello funzionano alla perfezione e la strana
coppia è una delle migliori che abbiamo visto sul grande schermo negli ultimi
anni di cinema italiano.
Peccato, però, che
la sceneggiatura, che, come già evidenziato, appare piuttosto
derivativa, non sia sempre ben calibrata e pesi completamente sul
duo comico. Divertenti gli appelli dei numerosi big musicali nostrani, da
Jovanotti ad Elisa, da Giuliano Sangiorgi ad Edoardo Bennato, da Paola Turci ad
Arisa.
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