Nel 1974, Non
aprite quella porta di Tobe Hooper ha cambiato in maniera radicale la
storia del cinema dell'orrore, divenendo, per la sua natura cruda e violenta,
uno degli horror più influenti e pionieristici di sempre. E Leatherface, il
folle omicida con una maschera di pelle umana sul volto e la motosega in mano,
è diventato un personaggio emblematico e ancora oggi terrorizzante.
Oggi, i
registi Alexandre Bustillo e Julien Maury e lo sceneggiatore Seth M. Sherwood
raccontano le origini di quel misterioso cattivo, di cui, in effetti, si è
sempre saputo ben poco. Cosa lo ha portato a diventare un mostro? C'è mai stato
in lui qualcosa di buono? È mai stato mentalmente stabile? Che ruolo ha avuto
la sua famiglia? A tutti questi interrogativi cerca di rispondere Leatherface, prequel ambientato in due
periodi diversi (un sanguinoso incipit negli anni '50 e il resto negli anni
'60), che racconta l'infanzia e poi l'adolescenza del protagonista.
Avvolta in
un'atmosfera retrò e dai colori caldi e girata (per motivi di budget) tra le colline e i boschi bulgari,
che prendono il posto dei paesaggi texani, la vicenda si concentra su 4
adolescenti violenti scappati da un ospedale psichiatrico, che rapiscono una
giovane infermiera e la conducono in un viaggio all'inferno. A inseguirli ci
sarà un poliziotto in cerca di vendetta e la famiglia assetata di sangue di uno
di loro: i famigerati Sawyer.
Come
prevedibile, in Leatherface il sangue non manca, anzi probabilmente il
film farà la gioia degli amanti del gore, con le sue numerose scene
raccapriccianti, tra sventramenti, teste mozzate, coltellate e necrofilia.
L'assenza del ricorso alla computer grafica e ai trucchi digitali accentua,
inoltre, l'effetto di realismo della messinscena.
Ciò che,
però, proprio non convince in Leatherface
è la debole e confusa sceneggiatura, che non dà certo risposte soddisfacenti
sulle origini del personaggio, come invece ci si sarebbe aspettato. Scarsa è,
infatti, l'attenzione alla dimensione psicologica, tant'è che il passaggio di
Jackson da ragazzo innamorato e quasi razionale ad efferato e folle omicida
appare ingiustificato e poco credibile. Il suo personaggio, inoltre, rimane
sempre in sordina rispetto ad altri ben più cattivi e sanguinari, come la
matriarca Verna di Lily Taylor, o la Clarice di Jessica Madsen.
Nel
tentativo, poi, di dare alla sceneggiatura una direzione completamente diversa
dal film originale, Leatherface
accumula luoghi, personaggi e situazioni già visti: dal manicomio ai medici
sadici, dalla dolce infermierina alla coppia psicopatica e sanguinaria...
In generale,
però, il film ha abbastanza sangue e azione da accontentare il pubblico
più giovane, o che magari non è così legato, come noi, al capolavoro originale.
Dal 14
settembre al cinema.
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