Tre anni
dopo il suo debutto con Più buio di mezzanotte (presentato alla Semaine de la Critique al Festival di Cannes nel 2014), il regista
siciliano Sebastiano Riso
torna sul grande schermo con il suo secondo lungometraggio, Una
Famiglia, in concorso alla 74^
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La pellicola sarà
nelle nostre sale dal 28 settembre.
La storia racconta
una realtà molto dura: Maria è una donna vittima di raggiro e demolita
psicologicamente dal proprio compagno/aguzzino, costretta a rimanere incinta,
per poi vendere i figli a caro prezzo a coppie che non ne possono avere
e che finiscono, per colpa della lunga burocrazia, a comprare i bambini in
nero. Questo scenario dai toni molto cupi si consuma all'interno di un piccolo
appartamento nel quartiere di San Lorenzo a Roma, in contrasto con la vitalità
della zona, piena di studenti e vita notturna.
Il regista racconta questa storia,
apparentemente d'amore, andando in profondità, senza fare sconti o buonismi. Emergono,
infatti, tutta la crudeltà ed il cinismo di Vincent (italianizzato in Vincenzo),
interpretato dall'attore e musicista francese Patrick Bruel, che riesce a dare la giusta rappresentazione al suo
complesso personaggio dalla doppia personalità, che in apparenza sembra avere
gli occhi buoni.
La protagonista è Maria,
interpretata da Micaela Ramazzotti che, dopo averci regalato un personaggio
meraviglioso ne La Pazza Gioia (2016)
di Paolo Virzì, ha avuto il coraggio di mettersi nei panni di una donna dalla
psicologia molto complessa. Brava anche la giovane attrice Matilda De Angelis, nel piccolo ruolo
di una ragazza sbandata che spaccia droga.
Il regista
lavora in sottrazione, con molti silenzi che incutono quel senso di tensione e
di disagio nello spettatore che non riuscirà a rimanere estraneo a questa
vicenda, anzi, avrà il desiderio di vedere una reazione o una ribellione
all'ingiustizia da parte di una donna che vorrebbe solo una
famiglia insieme all'uomo che ama.
Molte scene
si svolgono in penombra, tutto viene consumato all'interno delle quattro mura,
dove spesso accadono questi fatti di cronaca, in molti casi accompagnati da
violenze domestiche sia fisiche che psicologiche. Come sempre, questo accade alle
donne che perdono la loro identità e non sanno trovare il coraggio di
denunciare o di ribellarsi a queste situazioni.
Nessun commento:
Posta un commento