Amori
che non sanno stare al mondo, di Francesca Comencini, è una commedia sentimentale che racconta
con ironia e grande lucidità una storia d’amore che non sa stare al mondo e il
modo in cui le donne ne affrontano la fine e un nuovo inizio.
Claudia (Lucia Mascino) e Flavio (Thomas Trabacchi)
si sono amati, a lungo e con passione. Poi tutto è finito e per lei non è stato
facile: dopo tanti anni il loro è un mondo alla deriva, come un’isola. Lui ha
dentro la furia di andare avanti, tornare a terra; lei non vuole dimenticare. Un
giorno Flavio incontra Giorgia (Camilla Semino Favro) con l’energia e la
vitalità dei suoi trent’anni, e basta un attimo per portarlo ad impegnarsi;
Claudia, invece, cede al fascino della bellissima e seducente Nina (Valentina
Bellè), sua ex studentessa che sembra sapere bene cosa vuole.
Tratto dall’omonimo romanzo scritto dalla stessa
regista, Amori che non sanno stare al
mondo si presenta come un incostante flusso di coscienza, dallo stile
frammentario, volto a raccontare le emozioni
vissute dopo la fine di un amore, mescolando i toni della commedia e quelli del dramma. La protagonista attraversa una serie
di fasi, dalla negazione, alla “follia”, alla rinascita, volte ad elaborare e infine
ad accettare e superare il dolore per un grande amore che è finito.
Lucia Mascino
Il messaggio della pellicola è molto importante,
delicato e condivisibile, con un finale ben riuscito, perfetto per concludere
questo particolare e specifico arco narrativo. Gran parte del merito va all’ottima interpretazione di Lucia Mascino,
sempre credibile negli sbalzi d’umore di Claudia, nonostante spesso sia
difficile identificarsi negli assurdi e isterici atteggiamenti del suo
personaggio.
Quello che non convince pienamente, invece, è
proprio lo stile frammentario, non lineare, che da una parte garantisce una certa originalità ma dall'altra fa talvolta perdere il filo
logico allo spettatore. Numerosi sono i ricordi che si sovrappongono al presente
e non mancano addirittura anche innesti di vecchi video in bianco e nero o
parentesi surreali. Inoltre, alcuni passaggi narrativi sembrano poco
credibili, e qualche scena di sesso poteva benissimo essere evitata, risultando
superflua ai fini della trama.
Nel complesso, comunque, emerge un cristallino e
fedele ritratto di donna, anzi, di donne: oltre alla protagonista, nel film ci
sono altre tre donne (le già citate Giorgia e Nina, a cui va aggiunta Diana, la
migliore amica di Claudia, interpretata da Carlotta Natoli), dai caratteri
diversi, che contribuiscono a raccontare le varie sfaccettature dell’universo
femminile. Punto di vista del film, dunque, prettamente femminile, mentre l’unico
uomo viene messo a nudo, lasciando trasparire le sue paure che sono poi quelle
dell’uomo di oggi.
Dal 29 novembre al cinema.
Thomas Trabacchi
Ecco cosa ci hanno raccontato in conferenza stampa la
regista, le sceneggiatrici (Francesca Manieri, Laura Paolucci) ed i
protagonisti:
Francesca
Comencini: “Amori che non sanno stare al
mondo parte dal libro che era costituito da una sorta di monologhi interiori. La
frammentarietà del film è stata pensata come un flusso di coscienza. Alla fine
di questo amore c’è disordine, e lei cerca di capire cosa non è andato ma alla
fine rinasce ricostruita. La montatrice Ilaria Fraioli ha lavorato molto sul
repertorio. Non è un film d'amore ma un film che ragiona sull'amore, legato
all'epoca attuale. Molto indicativa è la frase pronunciata nel film, quel
dialogo tra i due protagonisti: ‘Rimpiango quell'epoca’ ‘ma non è mai esistita’
‘neanche l'età dell'oro ma questo non ci impedisce di rimpiangerla’. Si tratta
quindi quasi di un vagheggiare. Io ho voluto fare come sempre un film dal punto
di vista femminile, non potrebbe essere diversamente essendo una donna ma non
volevo fare un’inquisizione nei confronti degli uomini. Non volevo raccontare
una donna vittima. Meglio una donna talvolta matta, insopportabile o disperata.
E un uomo impaurito, a volte anche giustamente, da questa donna così caratterialmente
forte. Raccontare è diverso da giudicare. Non credo nel neutrale. C'è un punto
di vista evidentemente femminile che racconta anche cose su noi stesse ma ciò
non significa che sia un punto di vista giudicante”.
Francesca Comencini
Lucia Mascino:
“Ho assorbito la storia fin dalla prima
lettura. Ho cercato di entrare più in contatto col punto di vista del
personaggio per rendere la sua storia la mia. Abbiamo più parlato, dialogato,
invece che provare in maniera classica. L’obiettivo era far esistere il
personaggio più che recitarlo. Raramente esiste un personaggio così
travolgente, scritto così bene. Non si racconta solo una storia d'amore ma una
persona che nonostante il dolore della separazione, la tempesta emotiva che sta
vivendo, ha diritto di esistere. Una storia di autodeterminazione. Una storia
che tocca il cuore, che trafigge. Ridi e poi senti un colpo al cuore. Una storia
che mescola dramma e commedia. In certi momenti attraversiamo una fase di
isteria e ossessione per salvaguardarci da qualcosa, da una rassegnazione, un
non voler mollare. L’isteria è crederci, poi si trasforma”.
Carlotta
Natoli: “Io sono ‘l’amica’. In tutti i
film italiani c'è l’amica e questa è la mia stagione. C'è comunque uno spazio
per ogni personaggio oltre alla trascinante protagonista. Io gioco la controparte,
il contro tempo del dramma. In genere nella vita io invece ho vissuto
situazioni al contrario ma mi sono appoggiata ad amiche così, con la capacità
di sdrammatizzare”.
Carlotta Natoli
Laura
Paolucci: “Il libro parte già
frammentario. L'intuizione di affrontare la storia d'amore così è stata geniale,
l’aspetto di originalità. La comicità nasceva dall'unità di dramma e
disperazione con l’autoironia. Questo è stato il primo approccio. E la visione
comune di non voler giudicare. Non avere un piano o una tesi ma portare le cose
imparate nella vita appoggiandosi a film o libri. Ci siamo molto divertite e abbiamo
inserito qualche piccolo momento di vendetta”.
Francesca
Manieri: “ ‘Frammenti di un discorso
amoroso’ è una guida del pensiero. Al cinema diviene iper narrativo.
Interessante ma molto difficile da portare al cinema. I personaggi parlano
tanto e ognuno di loro possiede un pezzo dello specchio rotto di questo amore. Forse
dentro questa guerra c'è una verità ma nessun giudizio. I personaggi sono raccontati
con grande amore perché protagonisti di una grande storia d'amore”.
Thomas
Trabacchi: “Non sto scomodo nell'essere
una minoranza (maschile), vivo la storia di un uomo che non sa stare in una
storia d'amore e quindi al mondo. Lui è vanitoso, deve rinunciare al potere a cui gli
uomini sono abituati. Ci vuole coraggio ad accettare uno specchio frammentato. Ho
tanti coetanei cinquantenni che lasciano la partner di una vita e i figli
ventenni e costruiscono un nuovo nucleo familiare con una donna molto più
giovane. Forse più per la paura di morire. Mi sembra un vecchio che vuole succhiare
un'energia che non deve appartenergli!”
Valentina Bellè
Infine, Francesca
Comencini non si esime dal rispondere ad una specifica domanda sulle numerose
accuse di molestie nel mondo del cinema: “Io
sono femminista. Ho parlato di abusi nei miei film al cinema ma credo che si
debba portare molto più in alto questo discorso, a livello politico e necessita
di più tempo. Si tratta di una questione troppo seria e importante. In tutto il
mondo e in Italia alcune donne hanno iniziato a parlare e a raccontare. Adesso
nel mondo del cinema ma credo che non si limiti a questo, è un fatto sistemico
che temo riguardi tutti i contesti con storie simili. È importante e positivo
che si parli. A queste donne coraggiose non è stato dato in Italia ascolto e presunzione
di verità. È importante dare la presunzione di verità alle donne, fermo
restando il sacrosanto diritto di chi è accusato di difendersi. Asia Argento è
stata addirittura attaccata: purtroppo è sempre così in Italia. Per fortuna poi
molte donne hanno invertito un po’ la rotta. Poi la questione riguarda qualcosa
di sistemico, un patriarcato. È una questione politica di cui si dovrebbe
parlare con più tempo a disposizione”.
Francesca Comencini
Lucia Mascino
Copyright foto © Silvia Sottile
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