lunedì 20 novembre 2017

"Gli sdraiati": il rapporto tra un padre e un figlio

di Silvia Sottile




Liberamente tratto dall’omonimo best seller di Michele Serra (una sorta di lettera di un padre a un figlio), Gli sdraiati di Francesca Archibugi si arricchisce – grazie alla sceneggiatura della stessa regista e di Francesco Piccolo – di una vera e propria storia, basata su un confronto/scontro generazionale tra un padre e un figlio.  


Giorgio (Claudio Bisio) è un giornalista di successo, amato dal pubblico e stimato dai colleghi. Insieme alla ex moglie Livia (Sandra Ceccarelli) si occupa per metà del tempo del figlio Tito (Gaddo Bacchini), un adolescente pigro che ama trascorrere le giornate con gli amici, il più possibile lontano dalle attenzioni del padre. I due parlano lingue diverse ma ciò nonostante Giorgio fa di tutto per comunicare con il figlio. Quando nella vita di Tito irrompe Alice (Ilaria Brusadelli), la nuova compagna di classe che gli fa scoprire l’amore e stravolge la routine con gli amici, finalmente anche il rapporto con il genitore sembra migliorare. Ma l’entusiasmo non durerà a lungo perché il passato di Alice è in qualche modo legato a quello di Giorgio…

Nel cast anche Antonia Truppo, Cochi Ponzoni, Gigio Alberti, Barbara Ronchi e la partecipazione di Donatella Finocchiaro.


Gli sdraiati, dunque, racconta soprattutto il rapporto tra un padre e un figlio, Giorgio e Tito, due mondi opposti in continuo scontro. E lo fa in maniera garbata e precisa, senza giudicare. Magari portando all’eccesso qualche dettaglio ma senza pretese di universalità.

Ottima l’interpretazione di Claudio Bisio che dimostra la sua bravura anche in un ruolo drammatico (e non solo nei ruoli comici in cui siamo abituati a vederlo). Del resto, lo stesso Bisio è stato protagonista dell’adattamento teatrale del romanzo di Serra, lo spettacolo dal titolo Father and Son

La Archibugi dirige con la consueta delicatezza, riuscendo a rendere credibile la pellicola nonostante qualche sotto-trama poco azzeccata (ad esempio quella che coinvolge Antonia Truppo) e un’ambientazione tipicamente borghese. A stupire sono le buone interpretazioni dei giovani protagonisti, così come interessante e privo di pregiudizi è lo sguardo sincero con cui la regista osserva le due diverse generazioni. 


Ecco cosa ci hanno raccontato i diretti interessati in conferenza stampa:

Claudio Bisio: “Siamo stati tutti figli. Mio padre negli anni ‘70 era abbastanza democratico per l’epoca. Quando gli chiedevo una cosa, aspettavo la sua risposta: sì o no. E così facevo. Oggi io come padre non sono capace e non ho voglia di dare sì o no immotivati. Cerco di motivare e di dialogare. Forse è un errore ma non riesco ad essere così autoritario. Nel film uno dei modi di essere padri arriva proprio dal libro di Serra: poco autorevole e molto fragile, alla ricerca continua dell’intimità col figlio, senza accorgersi che già c'è. Io ho un figlio maschio che da piccolo era molto coccolone, mentre adesso, crescendo, non si fa più neanche sfiorare. Magari un giorno tornerà l’intimità. Devo ringraziare Francesca che mi ha dato la possibilità di interpretare un ruolo drammatico, solitamente mi vengono offerti solo ruoli comici”.

Francesca Archibugi: “Non c'è un intento sociologico, è solo una tipologia di padre. È il titolo, simbolico, che rende il film più universale ma alla fine è solo una storia di un padre che si occupa di un figlio dopo una difficile separazione, si parla di una intimità a due. Credo ci sia qualcosa nella natura umana che non cambia. Una sfera intima che non varia in base alla quotidianità. Poi è ovvio che mettiamo in scena i cellulari che comunque non sono il demonio. La scena in cui i due ragazzi si parlano di cose intime mentre guardano il telefonino è come se stessero guardando alla finestra, perché per timidezza non riescono a guardarsi negli occhi. Non c'è giudizio sugli sdraiati. Giorgio e Tito sbagliano ma è una situazione familiare portata all'estremo. Dove c'è conflitto c'è narrazione. Loro non sono rappresentanti di una generazione. Sono solo loro, quei personaggi. Abbiamo lavorato in sottrazione senza dire tutto, lasciando modo al pubblico di fare riflessioni e collegamenti. Michele Serra ha notato grandi differenze rispetto al suo romanzo ma poi ha capito che noi abbiamo preso solo il cuore del suo libro, costruendoci intorno una storia. Ha apprezzato, dicendo: ‘mi prendo dei meriti che non ho’, questo per far capire che persona elegante e speciale sia”.

Dal 23 novembre al cinema con Lucky Red.

 Claudio Bisio

 Ilaria Brusadelli

 Francesca Archibugi

 Antonia Truppo

 Gaddo Bacchini

 Barbara Ronchi

Copyright foto © Silvia Sottile

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