Liberamente tratto dall’omonimo best seller di
Michele Serra (una sorta di lettera di un padre a un figlio), Gli sdraiati di Francesca Archibugi si
arricchisce – grazie alla sceneggiatura della stessa regista e di Francesco
Piccolo – di una vera e propria storia, basata su un confronto/scontro
generazionale tra un padre e un figlio.
Giorgio (Claudio Bisio) è un giornalista di
successo, amato dal pubblico e stimato dai colleghi. Insieme alla ex moglie
Livia (Sandra Ceccarelli) si occupa per metà del tempo del figlio Tito (Gaddo
Bacchini), un adolescente pigro che ama trascorrere le giornate con gli amici,
il più possibile lontano dalle attenzioni del padre. I due parlano lingue
diverse ma ciò nonostante Giorgio fa di tutto per comunicare con il figlio. Quando
nella vita di Tito irrompe Alice (Ilaria Brusadelli), la nuova compagna di
classe che gli fa scoprire l’amore e stravolge la routine con gli amici,
finalmente anche il rapporto con il genitore sembra migliorare. Ma l’entusiasmo non durerà a lungo perché il passato di Alice è in qualche modo
legato a quello di Giorgio…
Nel cast anche Antonia Truppo, Cochi Ponzoni, Gigio
Alberti, Barbara Ronchi e la partecipazione di Donatella Finocchiaro.
Gli
sdraiati, dunque, racconta soprattutto il rapporto tra un
padre e un figlio, Giorgio e Tito, due
mondi opposti in continuo scontro. E lo fa in maniera garbata e precisa, senza
giudicare. Magari portando all’eccesso qualche dettaglio ma senza pretese di
universalità.
Ottima l’interpretazione di Claudio Bisio che
dimostra la sua bravura anche in un ruolo drammatico (e non solo nei ruoli
comici in cui siamo abituati a vederlo). Del resto, lo stesso Bisio
è stato protagonista dell’adattamento teatrale del romanzo di Serra, lo
spettacolo dal titolo Father and Son.
La Archibugi dirige con la consueta delicatezza,
riuscendo a rendere credibile la pellicola nonostante qualche sotto-trama
poco azzeccata (ad esempio quella che coinvolge Antonia Truppo) e un’ambientazione
tipicamente borghese. A stupire sono le buone interpretazioni dei giovani
protagonisti, così come interessante e privo di pregiudizi è lo sguardo sincero
con cui la regista osserva le due diverse generazioni.
Ecco cosa ci hanno raccontato i diretti interessati
in conferenza stampa:
Claudio
Bisio: “Siamo stati tutti figli. Mio
padre negli anni ‘70 era abbastanza democratico per l’epoca. Quando gli
chiedevo una cosa, aspettavo la sua risposta: sì o no. E così facevo. Oggi io
come padre non sono capace e non ho voglia di dare sì o no immotivati. Cerco di
motivare e di dialogare. Forse è un errore ma non riesco ad essere così
autoritario. Nel film uno dei modi di essere padri arriva proprio dal libro di
Serra: poco autorevole e molto fragile, alla ricerca continua dell’intimità col
figlio, senza accorgersi che già c'è. Io ho un figlio maschio che da piccolo era
molto coccolone, mentre adesso, crescendo, non si fa più neanche sfiorare. Magari
un giorno tornerà l’intimità. Devo ringraziare Francesca che mi ha dato la
possibilità di interpretare un ruolo drammatico, solitamente mi vengono offerti
solo ruoli comici”.
Francesca
Archibugi: “Non c'è un intento
sociologico, è solo una tipologia di padre. È il titolo, simbolico, che rende
il film più universale ma alla fine è solo una storia di un padre che si occupa
di un figlio dopo una difficile separazione, si parla di una intimità a due. Credo
ci sia qualcosa nella natura umana che non cambia. Una sfera intima che non
varia in base alla quotidianità. Poi è ovvio che mettiamo in scena i cellulari che
comunque non sono il demonio. La scena in cui i due ragazzi si parlano di cose
intime mentre guardano il telefonino è come se stessero guardando alla finestra,
perché per timidezza non riescono a guardarsi negli occhi. Non c'è giudizio
sugli sdraiati. Giorgio e Tito sbagliano ma è una situazione familiare portata
all'estremo. Dove c'è conflitto c'è narrazione. Loro non sono rappresentanti di
una generazione. Sono solo loro, quei personaggi. Abbiamo lavorato in sottrazione
senza dire tutto, lasciando modo al pubblico di fare riflessioni e collegamenti.
Michele Serra ha notato grandi differenze rispetto al suo romanzo ma poi ha
capito che noi abbiamo preso solo il cuore del suo libro, costruendoci intorno
una storia. Ha apprezzato, dicendo: ‘mi prendo dei meriti che non ho’, questo
per far capire che persona elegante e speciale sia”.
Dal 23
novembre al cinema con Lucky Red.
Claudio Bisio
Ilaria Brusadelli
Francesca Archibugi
Antonia Truppo
Gaddo Bacchini
Barbara Ronchi
Copyright foto © Silvia Sottile
Copyright foto © Silvia Sottile
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