A volte le cose non sono quello che sembrano,
specialmente nella piccola città di provincia dove vive la famiglia Carpenter. Susan
(Naomi Watts), madre single, lavora come cameriera in una tavola calda, insieme
all’esuberante amica di famiglia Sheila (Sarah Silverman). Suo figlio più
piccolo, Peter (Jacob Tremblay, il delizioso protagonista di Room), è un dolcissimo bambino di 8
anni. A prendersi cura di tutto e tutti, nel suo modo originale e unico, è il
figlio maggiore di Susan, Henry (Jaeden Lieberher, reduce dal successo di It), di 11 anni. Dotato di un’intelligenza
molto superiore alla media, tutore di suo fratello minore che lo idolatra e
instancabile sostegno per sua madre, spesso insicura (e, attraverso degli
investimenti, della famiglia tutta), Henry è un piccolo genio che sfavilla come
una cometa.
Un giorno, Susan scopre che la famiglia dei vicini,
quella della gentile compagna di classe di Henry, Christina (Maddie Ziegler),
ha un pericoloso segreto e che Henry ha escogitato un sorprendente piano per
aiutarla: un geniale piano di salvataggio che prende forma in modi
elettrizzanti e che sarà proprio Susan a dover portare a termine.
Diretto da Colin Trevorrow (Jurassic World), Il Libro di
Henry è un film molto particolare, che inizia in un modo, con un certo
tono, per prendere poi repentinamente una piega totalmente inaspettata, dando
vita ad un’originale e ardita commistione di generi, a tratti disomogenea. Quello
che a prima vista appare come un grazioso e simpatico film per ragazzi con
protagonista un bambino geniale, diviene improvvisamente un dramma familiare,
commovente e strappalacrime, per poi virare sul thriller.
La prima parte funziona molto bene, soprattutto
grazie all’ottimo cast. Anche la svolta drammatica, per quanto imprevedibile e
forse astutamente volta a creare con facilità empatia e commozione, assume un
senso nell’economia della pellicola, svelando il vero protagonista del film:
Susan. È la trama thriller, invece, a non reggere completamente, rivelandosi troppo poco realistica e quindi non credibile.
Nell’insieme Il
Libro di Henry risulta una visione originale, godibile e sicuramente
inaspettata. Sarebbe stato necessario, però, da parte di Trevorrow, un maggiore
bilanciamento dei toni: il difetto principale della pellicola è proprio la
mancanza equilibrio e omogeneità tra le sue parti ma rimane comunque il merito
di parlare con semplicità (forse persino troppa) di temi molto delicati (come
la morte, l’elaborazione del lutto o gli abusi sui minori), spingendo
necessariamente lo spettatore a riflettere.
Dal 23 novembre al cinema con Universal Pictures.
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