“Sopox è la
formula del gas nervino. Ecco a cosa gli serviva un cromatografo. ‘Sto pazzo si
è messo a sintetizzare il gas nervino!”. Inizia così (esattamente dove si era
concluso il film precedente, Masterclass),
Smetto Quando Voglio – Ad Honorem,
capitolo conclusivo della strepitosa saga action – comedy diretta da Sydney Sibilia.
Pietro Zinni (Edoardo Leo) è in carcere, e con lui
tutta la banda. Tutti in penitenziari diversi. Ma non possono rimanerci a lungo
perché c’è in circolazione Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio) che è pronto a
fare una strage col gas nervino. Solo loro, la banda dei ricercatori, ovvero “le
migliori menti in circolazione”, possono fermarlo. Ma chi è Walter Mercurio?
La banda trova, dunque, il modo di riunirsi un’ultima volta per affrontare il cattivo più cattivo di sempre. Ma questa volta hanno bisogno dell’aiuto di qualcuno che conosce bene il passato di Mercurio, e troveranno un inaspettato alleato nel Murena (Neri Marcorè), nemico storico di Zinni e soci nella prima pellicola. Insieme dovranno evadere da Rebibbia (in modo rocambolesco ed esilarante: “la prima evasione ‘nerd’ della storia”) per anticipare le mosse di Mercurio, cercando di capire come neutralizzare l’attacco che sta preparando e salvare la vita a centinaia di persone.
Nel cast tornano naturalmente anche tutti gli altri
protagonisti: Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi,
Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Marco Bonini, Rosario Lisma, Giampaolo Morelli,
Greta Scarano, Valeria Solarino, oltre a una fantastica new entry, il direttore
del carcere di Rebibbia, amante dell’opera lirica, lo straordinario Peppe
Barra.
Smetto
Quando Voglio – Ad Honorem si preannuncia (sia letteralmente
che metaforicamente) esplosivo, con un epico, gran finale che chiude
perfettamente il cerchio. Perché ogni saga ha una fine.
Il merito principale, tra i tanti, di Sibilia è
quello di aver creato un nuovo modo di fare cinema in Italia, conciliando la
classica commedia all’italiana col genere, sia l’action di matrice americana
che, come in questo caso, il prison movie (ovvero un film carcerario). Uno stile
originale e ben orchestrato che passerà alla storia, essendo già diventato
mito. Ogni cosa, ogni tassello, ogni personaggio, trova il suo posto nel puzzle
che conclude la trilogia, tirando le fila nel miglior modo possibile. Ogni trama
raggiunge la sua fisiologica conclusione, grazie ad un magistrale lavoro di
scrittura, impeccabili interpretazioni, grandi dosi di umorismo ed una
straordinaria messa in scena.
Viene dato più spazio ai villain, per renderli credibili, per capirne la
psicologia e l’aspetto profondamente umano che c’è dietro alle loro scelte, mentre
la banda assume, invece, forza e valenza proprio nel gruppo, nell’acquisire,
insieme, una sorta di consapevolezza di sé e delle proprie capacità. Ogni
membro della banda, dunque, ha il suo ruolo e il suo spazio in questo film
corale, la cui conclusione, per quanto sempre intrisa di quell’autoironica amarezza
da cui si era partiti (difficoltà, per chi merita – come loro, menti geniali –
di ottenere un giusto riconoscimento nel mondo del lavoro e, nello specifico,
in ambito universitario), lascia un forte messaggio positivo che apre la porta
alla speranza.
Appare quasi superfluo sottolineare l’ottima
fotografia dai colori fluorescenti che aveva già caratterizzato i precedenti capitoli,
la velocità e la precisione
del montaggio, le spettacolari musiche di Michele Braga che da un lato accompagnano col ritmo
giusto, alla Ocean’s Eleven, i
preparativi per la fuga e dall’altro regalano chicche sorprendenti e inaspettate come le sonorità liriche. Tutto il comparto tecnico, curatissimo, è al servizio della
creatività di Sibilia, assecondando alla perfezione ogni spunto geniale.
Tra riflessioni, travestimenti, tantissima azione, innumerevoli
risate che scaturiscono dalle spassosissime gag, Smetto Quando
Voglio – Ad Honorem merita di diritto lo scettro del film più
rappresentativo e divertente dell’intera trilogia.
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