Estate 1983, nord Italia.
Elio Perlman (Timothée Chalamet), un precoce diciassettenne americano, vive
nella villa di famiglia passando il tempo a trascrivere e suonare musica
classica, leggere, e flirtare con la sua amica Marzia (Esther Garrel). Elio ha
un rapporto molto stretto col padre (Michael Stuhlbarg), un eminente professore
universitario specializzato nella cultura greco-romana, e con la madre Annella
(Amira Casar), una traduttrice, che gli danno modo di approfondire la sua
cultura in un ambiente che trabocca di delizie naturali. Mentre la sofisticazione
e i doni intellettuali di Elio sono paragonabili a quelli di un adulto, permane
in lui ancora un senso di innocenza e immaturità, in particolare riguardo alle
questioni di cuore. Un giorno arriva Oliver (Armie Hammer), un
affascinante studente americano di 24 anni, che il padre di Elio ospita per
aiutarlo a completare la sua tesi di dottorato. In un ambiente splendido e
soleggiato, Elio e Oliver scoprono la bellezza della nascita del desiderio, nel
corso di un'estate che cambierà per sempre le loro vite.
Dal 25 gennaio, dopo il
plauso della critica mondiale, numerosi premi vinti e ben 4 meritatissime nomination
agli Oscar (miglior film, miglior attore protagonista Timothée Chalamet, miglior
sceneggiatura non originale e miglior canzone originale) è finalmente nelle
nostre sale il meraviglioso Chiamami col tuo nome (Call Me By Your
Name) di Luca Guadagnino, un sensuale racconto di formazione che mette in
scena con rara sensibilità e delicatezza la scoperta della sessualità in piena
adolescenza, attraverso l’esplorazione del desiderio che diviene passione irrefrenabile.
Tratto dall’acclamato
romanzo di André Aciman, Chiamami col tuo nome ricorda molto il
Bertolucci di Io Ballo da sola. Naturalmente si sente anche la mano
esperta di James Ivory (autore dell’ottima sceneggiatura che ci auguriamo
vinca l’Oscar) ma l’abilità di Guadagnino si vede soprattutto nel modo in cui
riesce ad amalgamare magistralmente tutti questi elementi, grazie al lavoro fatto con la macchina da
presa che lascia fluire in maniera estremamente spontanea i movimenti dei
corpi. In questo il regista è sicuramente aiutato dalle straordinarie
interpretazioni dei suoi protagonisti: il giovane e talentuoso Chalamet riesce
ad esprimere tutti i turbamenti e i sentimenti del suo Elio; Hammer regala inaspettate
sfumature al suo Oliver; un intenso Michael Stuhlbarg dà vita a un commovente monologo finale, da brividi, che entra di diritto nella storia del cinema.
Centrali nel film sono
anche gli splendidi e assolati paesaggi della campagna lombarda in cui Elio e
Oliver si muovono, tra passeggiate in bicicletta, elettrizzanti nuotate, sguardi
e tocchi seducenti, corpi nudi che richiamano la bellezza delle statue
dell’antica Grecia in un’estate pigra e indolente fatta di musica classica, letture
colte e conversazioni sofisticate. Del resto l’ambiente culturale e sociale di
riferimento è proprio quello dell’alta borghesia intellettuale e poliglotta,
come si evince già dagli affascinanti titoli di testa e dall’alternanza di
italiano, inglese, francese e addirittura tedesco. Con pochi dettagli
Guadagnino riesce anche a inquadrare perfettamente il periodo storico, quel
1983 che vede al governo Craxi e il Pentapartito.
In questo quadro che
sembra dipinto da uno dei migliori pittori paesaggisti francesi, nasce una
meravigliosa e struggente storia d’amore che viene raccontata con deliziosa
grazia ed estrema delicatezza, a partire dai primi accenni di desiderio fino
alla sua sensuale esplosione. Un amore passionale e totale (come lo sono tutti
gli amori vissuti a quell'età) a cui si accompagna la scoperta della
propria sessualità. E colpisce positivamente proprio il fatto che per una volta
il racconto di un amore omosessuale non abbia al centro la tematica dell’accettazione
ma sia visto con una tale naturalezza che non può fare a meno di toccare
profondamente il cuore dello spettatore.
Anche la colonna sonora
contribuisce enormemente alla percezione delle emozioni, con l’alternanza di
musica classica, repertorio anni ’80 e canzoni originali del cantautore
americano Sufjan Stevens, tra cui la
vibrante Mystery of Love che ha appena ottenuto la nomination all’Oscar.
Chiamami col tuo nome è un capolavoro imperdibile, tocca l’anima,
trafigge il cuore, entra nella mente e rimane lì, continuando ad emozionare.
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