Cosa accadrebbe se Mussolini tornasse oggi in Italia?
Questa è la domanda da cui Sono Tornato
prende inizio. In realtà il film di
Luca Miniero è il remake italiano del tedesco Lui è tornato (2015) in cui si immaginava il ritorno di Hitler nella
Germania dei giorni nostri.
Il canovaccio, lo spunto di partenza e lo sviluppo di
Sono Tornato sono molto simili all’originale,
a parte un leggero riadattamento alla nostra realtà, profondamente diversa da
quella tedesca. Se, infatti, la Germania ha fatto da tempo i conti col suo
dittatore (Hitler), noi italiani purtroppo abbiamo la tendenza a dimenticare
ciò che ci insegna la storia, rivelando troppa indulgenza nei confronti di
Mussolini.
Roma, giorni nostri. Dopo più di 70 anni dalla sua
scomparsa, il Duce (Massimo Popolizio) è di nuovo tra noi, deciso a
riconquistare il paese. Il suo ritorno viene casualmente ripreso da Andrea
Canaletti (Frank Matano), un aspirante regista da poco licenziato dall’emittente
tv con cui collaborava. Canaletti,
credendolo un comico che non esce mai dal personaggio, decide di farne il
protagonista di un documentario, portando così Mussolini in giro per l’Italia,
tra gli italiani di oggi, fino a farlo arrivare in TV, dove il Duce diventa
protagonista di uno show in cui può liberamente parlare alle masse…
Sono
Tornato è una commedia politicamente scorretta che pone un’inquietante
domanda: e se lui tornasse davvero?
Luca Miniero,
in sede di conferenza stampa (tenutasi proprio a Villa Torlonia, nell’ex
residenza del Duce) ci dà la sua risposta: “Probabilmente
vincerebbe le elezioni, grazie al populismo degli italiani, aumentato dai media.
Però gli stessi media, dopo un paio di anni, lo farebbero cadere per eleggerne
un altro. Il ritorno di Mussolini fa paura proprio perché il nostro paese è
così populista”.
Lo sceneggiatore Nicola Guaglianone, citando una
frase di David Mamet che è anche ripresa nel film, aggiunge: “Non esiste la seconda chance, esiste solo la
possibilità di fare di nuovo lo stesso errore”.
Ciò che realmente sconvolge è la reazione della
gente al personaggio di Mussolini (uno straordinario e trasformista Massimo
Popolizio in camicia nera) che girava per le strade con telecamera al seguito
(in modalità candid camera, per filmare le reazioni reali della gente,
interesse principale del regista) non suscitando orrore come in Germania, con le
persone schifate, bensì conquistando molti consensi, richieste di selfie e addirittura auspici per un suo ritorno come
se fosse davvero lui! Un ritratto davvero amaro dell’Italia, un’ulteriore dimostrazione
del fatto che non impariamo mai la lezione.
Molto forte e interessante, dunque, l’intento
iniziale, ma la questione ideologica rimane poco chiara. Lungi dall’essere un
monito affinché la storia non si ripeta, il film denuncia il populismo e il
qualunquismo del popolo italiano, senza tuttavia prenderne mai veramente le
distanze. Questa ambiguità, dovuta alla mancanza di una netta presa di
posizione contro l’ideologia fascista, allontana Sono Tornato dalla satira graffiante, tipica della commedia amara
che si propone di essere. Il rischio più grave, quindi, è proprio quello di
cadere in una pericolosa indulgenza e in un allarmante effetto nostalgia. Vedere la folla che fa il saluto romano o sentir cantare Faccetta Nera, sono cose che lasciano basiti, sfiorando l’apologia del fascismo.
Elemento, questo, che viene fermamente
negato dai realizzatori che sottolineano: “La
storia ha già giudicato Mussolini. Il punto è che noi dovremmo già sapere bene
cosa ha fatto. Questo film mostra come lo accoglie la gente e porta alla
consapevolezza che Mussolini è rimasto tra noi, tanto che viene sempre citato
nelle campagne elettorali. La cosa difficile da accettare è proprio il fatto che
quest’uomo ci mette di fronte alle nostre mostruosità. Oltretutto è un
personaggio molto simile ai nostri politici: dice molte cose ma non propone mai
una soluzione, è l’emblema del populismo”.
Luca Miniero
Dal punto di vista prettamente cinematografico, il
film parte abbastanza bene, ricalcando il format tedesco. Perde molto, invece,
nella seconda parte, che diviene quasi una satira nei confronti dei mass media
nostrani. Inoltre, l’ottimo Popolizio, che mantiene la sua recitazione di
stampo teatrale, adatta al personaggio, non viene supportato al meglio dal
coprotagonista Matano.
Straordinaria, invece, la presenza di Ariella Reggio
che regala la scena più toccante del film nei panni di Nonna Lea, un’anziana
reduce dei campi di sterminio, malata di Alzheimer, che riconosce subito il
Duce come “quello vero” e gli rinfaccia dolorosamente le atrocità da lui
commesse. L'attrice ottantunenne racconta di essersi molto emozionata nel recitare questa scena: "Ricordo bene Mussolini... mia madre era ebrea e ricordo che i miei cuginetti furono portati ad Auschwitz e non tornarono più!".
Ma è l’unico momento in cui emerge l’evidente realtà
storica che per il resto si tende fin troppo a dimenticare o minimizzare. E
ribadiamo che questo può risultare molto pericoloso, perché può portare persino
a simpatizzare con questa diabolica figura di dittatore.
Sono
Tornato sarà nelle nostre sale dal 1° febbraio, distribuito
da Vision Distribution.
Massimo Popolizio
Frank Matano
Ariella Reggio
Copyright foto conferenza stampa © Silvia Sottile
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