TEATRO
BRANCACCINO
15
– 18 marzo 2018
dal
giovedì al sabato ore 20.00; domenica ore 18.45
nell’ambito
di Spazio del Racconto
rassegna
di drammaturgia contemporanea 2017/2018 - III edizione
APPUNTI
PER
ORESTEA
NELLO
SFASCIO
testo
e regia di Terry Paternoster
con
Venanzio Amoroso e Patrizia Ciabatta
assistenti:
Eleonora Cadeddu, Pierfrancesco Rampino
luce:
David Barittoni
scenotecnica:
Ambramà
produzione:
Officine del teatro italiano
in
coproduzione con Florian Metateatro
Centro di produzione Teatrale
con
la partecipazione e il sostegno di Internoenki
Teatro Incivile
Sinossi
Oreste torna a casa
dopo un lungo confinamento imposto dalla madre a causa della sua omosessualità
marchiata a pelle. Dopo anni di esilio forzato, Oreste è costretto a rivedere
la sua famiglia per via di un terribile e inaspettato evento: la morte di suo
padre, scomparso prematuramente in circostanze poco chiare. Oreste ritrova sua
madre devastata dal peso dei debiti e dell’usura, e per di più precipitata in
un totale sfascio di valori. Grazie al confronto con sua sorella, la sua
percezione del senso della vita subirà un mutamento, che lo porterà alla
riscoperta di una nuova identità. Un evento inaspettato scoperchierà la coltre
del silenzio, che l’ha tenuto buono per troppo tempo, rivelandosi in un orrendo
e tragico atto finale. “Orestea nello sfascio” racconta le derive della nostra
società, corrotta e rassegnata; ed è ambientata nel cuore dell’Altra Terra dei
Fuochi, dove Elettra e Oreste sono al centro di un intrigo di scandali
sessuali, omicidi mafiosi e rifiuti tossici.
Il percorso di ricerca
“Orestea nello sfascio”
nasce da un percorso di ricerca che si è sviluppato attraverso tappe di
laboratorio-residenza, presso il Dipartimento di Arti visive, Performative e
Mediali dell'Università di Bologna (DAMS), il CSS Teatro Stabile di Innovazione
del Friuli Venezia Giulia, L’Università LA SAPIENZA di Roma e l’Università
dell’Aquila, con il fine di approfondire, di volta involta, nuovi risvolti del
rapporto tra il Mito e i suoi riverberi nel contemporaneo.
NOTE DI REGIA
Il
tema
"Orestea nello
sfascio” è un affondo nella materia drammatica dell'unica trilogia tragica a
noi pervenuta, l'Orestea di Eschilo. Addentrandomi tra le fila di un'opera
capitale per la letteratura drammatica mondiale, non ho voluto riproporre
necessariamente un'ulteriore e aproblematica interpretazione della fabula
(l'orrendo ciclo di delitti che culminano con la pazzia di Oreste), ma
penetrare nella decadenza dell'inconscio collettivo, in cui si inserisce lo
sfascio e la crisi di valori della nostra società. È da qui che muove il
progetto, proponendosi di sondare, attraverso la prassi teatrale, la relazione
di un'intera collettività con la crisi sociale, politica ed economica.
L’intento finale è dunque di interrogare il nostro reale, per provare a capire
cosa si cela dietro la precarietà delle emozioni che asfissiano il nostro
quotidiano, per smuovere l'indifferenza e pilotarla verso il cambiamento.
La
macchina teatrale
Ho desiderato
fortemente proseguire, con questo progetto, il percorso di ricerca iniziato con
“MEDEA BIG OIL”, spettacolo vincitore della XIV ed. del Premio Scenario per
Ustica, riconfermando la mia vocazione per l’indagine di matrice antropologica,
con l’intento di analizzare, da un nuovo punto di vista, il comportamento
socio-culturale di una famiglia che cade in rovina schiacciata dal peso dei
debiti. Anche qui, la madre è una figura chiave come in MEDEA BIG OIL, ma non
appare come una donna rassegnata che si abbandona agli eventi; è una finta
bigotta che nasconde un terribile crimine dietro la maschera del "va tutto
bene grazie": qui la madre rappresenta il riverbero malsano di una società
corrotta sin dal basso.
Se in MEDEA BIG OIL lo
scenario era la Basilicata, martoriata dalle multinazionali del petrolio, qui
si puntano i riflettori nel cuore della Puglia, L'Altra Terra dei Fuochi, dove
Elettra e Oreste sono due fratelli al centro di un intrigo di scandali
sessuali, omicidi mafiosi e rifiuti tossici.
Durante le tappe di
laboratorio ho lavorato principalmente sulla coralità; ed è proprio
dall'analisi della funzione narrativa del coro e del buffone contemporaneo che
sono arrivata all’esigenza di una sintesi fisico-espressiva, di matrice più
intimistica e privata che collettiva e corale. Il corpo del coro scompare, ma
continua a vivere nella paura del giudizio che affligge i due protagonisti: due
fuochi che si muovono intorno ad una macchina: una struttura astratta, il cui
valore semantico si fa strada col gesto e il movimento degli attori che lo
fanno esistere come "atto" simbolico. Un omaggio al fatidico monolito
di Kubrick in 2001 Odissea nello spazio e alla scala di Caronte, quella
macchina teatrale che consentiva agli attori greci di rappresentare la discesa
sottoterra, cioè il luogo che, nella finzione teatrale, coincideva con
l’oltretomba.
Il
peccato originale
Ispirandomi ai principi
della Fisica quantistica, secondo cui si deduce che esistiamo se esiste un
soggetto osservatore che ci fa diventare "atto", ho scelto di
soffermarmi su un concetto che prolifera da tempo nella mia mente come un
disturbo micotico: il dubbio amletico dell'essere o non essere. Ho trasferito
il disturbo al protagonista e ho cercando di sviscerare cosa c’è alla base del
rapporto dialettico che innesca il meccanismo del dubbio esistenziale. Mi sono
resa conto che cercare questa risposta può portare alla pazzia. Siamo
nell'epoca del tutto è il contrario di tutto, il problema è che dubitare di
tutto non ti fa credere più a niente. E' questo il punto di partenza del
percorso psicologico dei protagonisti. Due anime smarrite nel caos
dell'informazione, due ragazzi di oggi che non credono in nulla, due vite che
non investono più fiducia nella giustizia divina, né tanto meno in quella dei
tribunali. Due giovani a cui hanno ammazzato il futuro, non solo un padre. Due
fuochi riuniti in un tragico "atto" finale: Oreste è il braccio,
Elettra la mente; l"atto" è la vendetta di una generazione alienata
dal marketing, soffocata dal debito, vittima di un peccato originale ereditato
dai padri.
Oreste
e Amleto
Rivisitando il mito, ho
inoltre messo a confronto altre due anime: Oreste e Amleto, due facce della
stessa medaglia. Al contrario di quanto accade ad Amleto, il dubbio
esistenziale di Oreste, qui consegue, anziché precedere la vendetta: il piatto
che Shakespeare servirebbe freddo.
Se il mondo
macroscopico che viviamo e sperimentiamo con l'esperienza soggettiva sembra
dominato da leggi inderogabili che lo rendono solidamente reale, il mondo
microscopico sembra avvolto nella nebbia fitta dell’indeterminazione. Allora il
dubbio permane, non si risolve: Essere o non essere? L’interrogativo
esistenziale del vivere (essere) o morire (non essere), che è alla radice
dell'indecisione che impedisce ad Amleto di agire, si rivelerà, in Oreste, come
atto finale di una vendetta istintiva: un raptus.
Il
crollo dei punti fermi
Lo spettacolo è un
pretesto per denunciare il crollo totale dei punti fermi, dei riferimenti, la
condizione di smarrimento dell'essere umano che sorregge la piramide sociale; è
quindi un’occasione per condividere con il pubblico non solo il dubbio
dell'esistenza, in cui il potere politico è il soggetto osservatore che
determina l'atto del nostro esistere, ma anche alcune riflessioni sul concetto
di giustizia: se per i greci era necessario istruire la polis ad una nuova idea
di giustizia, istituendo il primo tribunale umano, oggi rimane il dubbio sulla
riuscita degli intenti dei nostri antenati. La giustizia potrebbe dunque
divenire in questa logica un mero punto di vista, in cui l’atto vendicativo, in
alcuni contesti potrebbe per assurdo diventare “un altro modo per dire GIUSTIZIA”.
Un esempio potrebbe essere il desiderio delle nuove generazioni di rivendicare
il loro futuro, schiacciato e ucciso dagli interessi dei potenti del mondo.
L'intento non vuole essere in nessun modo una forma di istigazione a delinquere
o esortazione alla violenza. Ho cercato di portare in scena questo percorso che
gradualmente condurrà lo spettatore ad una condizione di catarsi. L'umanità è
in pericolo e ciò che possiamo ancora fare è stimolare con l'arte lo spirito
critico per riappropriandoci della realtà.
L'utopia
Per cambiare l'oggi ci
volgiamo indietro, ai passi che abbiamo compiuto, al mito. Un mito che continua
instancabilmente a dirigerci, seppur calato in un contesto sociale nuovo. A
rimanere totalmente invariato è il peso latente di un peccato originale che si
tramanda di famiglia in famiglia, di generazione in generazione, di popolo in
popolo. Attraverso gli occhi di Oreste, parteciperemo al sogno di creazione di
una nuova coscienza collettiva. Anche se l'utopia è spesso lo smascheramento
più violento della cancrena del nostro mondo.
Ringraziamenti
Grazie alla produzione
Officine del Teatro Italiano e Florian Metateatro, grazie ai colleghi e
compagni di vita del Collettivo Internoenki e grazie a tutta la squadra di
professionisti coinvolti nel progetto. Un grazie speciale ad Alessandro
Longobardi che ha creduto e sostenuto con grande forza la produzione. Grazie a
Germana Giorgerini che ha seguito passo dopo passo e con scrupolosa attenzione
tutte le esigenze artistiche e tutte le fasi della produzione. Grazie a Giulia
Basel e Massimo Vellaccio, per la fiducia aritistica e per il contributo alla
produzione. Grazie a Eleonora Cadeddu e Pierfrancesco Rampino, due preziose
figure del Collettivo Internoenki che mi hanno aiutato ad organizzare e a
gestire il lavoro di messa in scena. Grazie a Patrizia Ciabatta e Venanzio
Amoroso, due attori straordinari, che oltre al talento hanno mostrato un
profondo impegno civile, condividendo coraggiosamente la politica del
Collettivo Internoenki e le tematiche del progetto. Grazie a tutti coloro che
in questi mesi hanno partecipato al processo creativo, fra cui Valentina
Vitagliano, attrice che collabora da sempre con Internoenki, Davide Pandolfo.
Grazie a Mariastella Cassella per il suo prezioso intervento nelle tappe di
laboratorio. Un grazie speciale ad Alessia Iacopetta, Michele Degirolamo, Enoch
Marrella, Gianluca Preite, Mauro Cardinali, Davide Lorusso, Giuseppe Messina e
Francesco Zaccaro, per il loro vigore attoriale e per lo straodinario apporto
artistico al progetto. Grazie a Savio Cannito, Miguel Candido Repolles,
Cristian Marangi per il prezioso confronto sulla linea narrativa e sulla
rivisitazione del Mito. Grazie a David Barittoni per il confronto sulle scelte
estetiche della messa in scena e per lo studio della luce. Grazie ad Ambràmà
per la realizzazione della macchina scenica. Grazie a Rossella Oppedisano e
Francesca Romana D'Urso che hanno realizzato i costumi nelle fasi di studio.
Grazie a Marzia Spanu per il sostegno alla comunicazione e a tutta la squadra
che ha contribuito a rendere possibile questo piccolo atto rivoluzionario. Come
direbbe Maurizio Grande, uno dei padri della semiotica teatrale: Il teatro è un
fare, un fare insieme, un fare collettivo. La scena è una pagina
tridimensionale di scrittura. Il mio augurio è che si possa scrivere un’altra
pagina di teatro, insieme.
INTERNOENKI TEATRO
INCIVILE
Internoenki è
un’Associazione di Promozione Sociale per la Ricerca, che opera dal 2010
nell’ambito della formazione e della produzione teatrale. L’Associazione
composta principalmente di giovani, si caratterizza per un’attività teatrale e
performativa frutto di un lavoro di contaminazioni di diversa estrazione espressiva
e sistemi disciplinari. Il background professionale dei componenti si articola
su diversi ambiti di spettacolo, nell’intenzione di intraprendere esperienze
multidisciplinari derivate dalla dialettica e dal confronto. L'Associazione
Internoenki coopera con tutti coloro che, nei più svariati campi della vita
culturale e sociale, operano in difesa della dignità
umana e per la tutela
dei diritti umani.
Chi siamo
Siamo un teatro di
resistenza, un teatro scortese, rinnovato, incivile. Un teatro che nasce tra la
gente e rifiuta la retorica dei buoni costumi, un teatro attento a ciò che la
cronaca trascura e censura, uno strumento d’arte e controinformazione. Ci siamo
uniti perché spinti da una comune esigenza di rinnovamento, perché desiderosi
di proporre un teatro ignorante, scortese, rinnovato e ‘in-civile’. La nostra
drammaturgia non insegue regole conclamate, è anti-grammaticale, un quadro in
movimento; una drammaturgia attenta alla cronaca e a ciò che in essa si
trascura e censura. Siamo un gruppo di voci e menti accordate al motto del
“fare i fatti”. Rifiutiamo l’effetto fine a se stesso ma proponiamo, oltre al
“fatto”, la metafora del “fatto”, la cruda poesia dell’amaro che fa scoprire i
denti, nel bene o nel male.
TERRY PATERNOSTER
Biografia
Terry Paternoster,
autrice, regista e attrice teatrale, nasce nel 1979 a Milano. Dopo il Diploma
d'Arte Drammatica, si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo - Teatro e Arti
Performative, alla Sapienza di Roma. Qui inizia la sua carriera professionale,
occupandosi principalmente di teatro. Lavora con registi italiani e stranieri.
Come attrice-autrice-regista, riceve numerosi riconoscimenti: Premio Scenario
per Ustica - Napoli Teatro Festival E45 Fringe Festival - Premio RadioRAI
Microfono di cristallo - Premio Pivi - Rome Web Awards - Premio Imola per il
Teatro, Chiave d'Argento - Premio “In Breve” Teatro Puccini di Firenze, ecc. E'
ideatrice, co-sceneggiatrice e regista della serie "Welcome to Italy”, la
prima serie web sui nuovi italiani, tradotta in 8 lingue, pluripremiata in
italia e all’estero. È fondatrice e direttore artistico dell'Associazione di
promozione sociale per la Ricerca INTERNOENKI (collettivo teatrale indipendente
dal 2010).
Portfolio
Spettacoli a cura del
Collettivo Internoenki per la regia di Terry Paternoster:
“The
Spiral of Dust” music video
“Spigola
al sale” music video con Greg (Claudio Gregori)
"Appnti
per un'Orestea nello sfascio"
"Amoressia"
di
Federico Cervigni
“Medea
Big Oil" (Vincitore XIV edizione Premio Scenario
per Ustica)
“La
iatta mammona” (Vincitore Napoli Fringe Festival 2012)
“Nel
nome del padre” (Finalista Premio Calcante per la
Drammaturgia 2011)
“Repression”
-
happening di teatro incivile
“Degeneration”
- “La zita vestuta”
“Voci
a Rischio” - format di teatro incivile
“La
buscia” - “Quando piangono le capre”
“Noi
brava gente” - “Volevo essere come loro”
“Samantha”
- “Paola” - “Voci a Rischio” - jam session di teatro
incivile
“Bash”
di
Neil LaBute - “Maria Farrar” di
Brecht - “New Black” da Euripide
BRANCACCINO
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it
Biglietto:
14,00 € + 1,50 € d. p.
card
open 5 ingressi: 55 €
Prevendita
su Ticketone.it e presso i punti vendita tradizionali
BOTTEGHINO
DEL TEATRO BRANCACCIO
Via
Merulana, 244 | tel 06 80687231 | botteghino@teatrobrancaccio.it
www.internoenki.com
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