Rachel, diretto da Roger Mitchell (Notting
Hill, Persuasione), è l’adattamento
cinematografico del romanzo del 1951 Mia
Cugina Rachele, scritto da Daphne du Maurier, dalle cui celebri opere (caratterizzate
da un clima di suspense e passione, ritratti psicologici sorprendentemente
moderni, relazioni intricate e ossessive) Alfred Hitchcock trasse ben tre film:
La Taverna della Giamaica (1939), Gli Uccelli (1963) e Rebecca, la prima moglie (1940).
Oltretutto non si tratta
della prima trasposizione cinematografica, dato che già nel 1952 Henry Koster
aveva portato sul grande schermo Mia
cugina Rachele, affidando i ruoli dei protagonisti al premio Oscar Olivia
de Havilland e ad un giovane Richard Burton.
Ambientato a inizio ‘800 e
immerso in un’atmosfera carica di desiderio e sospetto, Rachel narra la storia di Philip Ashley (Sam Claflin – Hunger Games, Io prima di te), un giovane
rimasto orfano da bambino e allevato amorevolmente dal cugino Ambrose in una
splendida tenuta nella campagna inglese. Anni dopo, anziano e malato, Ambrose si
reca in Italia, a Firenze, dove sposa la misteriosa Rachel, morendo poco dopo. Il
giovane Philip, accecato da rabbia e dolore, accoglie in casa la vedova, la
cugina Rachel (il premio Oscar Rachel Weisz), al suo ritorno in Cornovaglia, con
l’intento di vendicarsi, in quanto la ritiene responsabile della morte dell’amato
cugino. Ma dopo l’arrivo della donna, finirà per infatuarsene perdutamente,
mettendo a rischio tutte le sue proprietà…
Nel cast anche Holliday
Grainger (Cenerentola), Iain Glen (Il
trono di spade) e il nostro Pierfrancesco Favino, sempre più a suo agio in
produzioni internazionali, nel ruolo dell’ambiguo notaio Enrico Rainaldi.
Definito dallo stesso
regista come “una versione post-freudiana
di un romanzo di Jane Austen”, Rachel
è impostato come un classico period drama di matrice letteraria e vanta una
impeccabile ricostruzione storica, perfetta in ogni dettaglio, dai costumi alle
scenografie. Sembra davvero di ritrovarsi catapultati in quell’epoca, tra perle
e merletti, candele, camini, letti a baldacchino e tazze di tè.
Esteticamente affascinante,
la pellicola pecca leggermente in fase di scrittura. Non sempre, infatti, riesce
a tenere alta la tensione. In bilico tra il thriller psicologico in costume e
la storia d’amore tragica e passionale, Rachel
si gioca tutto sull’ambiguità, mantenuta fino alla fine, della sua
protagonista, che noi vediamo esclusivamente attraverso gli occhi (ora
innamorati, infatuati e colmi di desiderio, ora rabbiosi e pieni di dubbi e
sospetti) del giovane e immaturo Philip, in preda alle sue ossessioni. Rachel è
dunque una machiavellica seduttrice e assassina o una donna ferita, vittima
della società e dei tempi? Rachel Weisz riesce a incarnare al meglio questa
misteriosa figura femminile; Sam Claflin, invece, non convince pienamente nel
suo ruolo.
“Spero che il
pubblico ami il mistero irrisolto tanto quanto è piaciuto a me e che si diverta
in una sorta di corsa sulle montagne russe insieme a questa coppia mal
assortita – ha spiegato Mitchell – catapultata
in un turbine emotivo che scombussola entrambi, mentre ciascuno tenta di capire
le motivazioni, le convinzioni e i valori dell’altro, e di coglierne il senso
di autenticità”.
Pur non brillando, Rachel si rivela una visione sicuramente piacevole, da tè del pomeriggio davanti a un caminetto o da serata con le amiche. Il fascino principale del film è dato dall’atmosfera british e dai meravigliosi e suggestivi paesaggi mozzafiato (la cui luce contrasta abilmente con l’oscurità degli interni e dell’animo umano) che già da soli valgono la visione: dal verde delle campagne inglesi alle rocciose, struggenti e tumultuose scogliere del Devon.
Dal 15 marzo al cinema,
distribuito da 20th Century Fox.
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