La Siria è tornata prepotentemente nelle prime
pagine dei giornali per fatti di cronaca sempre più critici, sottolineando la
situazione di costante minaccia in cui i suoi sei siti Unesco sottostanno da tempo
(sono inseriti tutti dal 2013 nella Lista in pericolo).
Incuriositi, abbiamo cercato di trovare dei film
girati in questi luoghi, scoprendo che nel corso della storia sono stati
davvero pochi e che la maggior parte è da inserirsi nella categoria “documentari”
o in quella “corti”.
Il film che più di tutti ha viaggiato per la Siria è
stato il fantascientifico e mistico Spiritual Warrios (2007), che
nell’agosto del 2004 toccò ben 3 siti Unesco siriani per le sue riprese: Crac
De Chevaliers (Patrimonio dal 2006), Palmyra (dal 1980) e Damasco (dal 1979). “Non avremmo potuto fare questa esperienza
indimenticabile senza l’aiuto degli angeli locali”, scrisse sul diario di
viaggio lo sceneggiatore e attore protagonista Jsu Garcia.
Ma dal momento che questa settimana è dedicata a Maria Callas (leggi qui tutto sull’evento del 16-18 aprile promosso da LuckyRed), abbiamo scelto come film Medea (1969) di Pier Paolo Pasolini, ispirato all’omonima tragedia di Euripide e scritto appositamente per la Callas.
Medea, nella mitologia greca, viveva nella Colchide,
regione all’estremo orientale del mondo, vista come destinazione degli
Argonauti. Ma da qui scappò, dopo aver rubato il Vello d’oro, per sposarsi con
Giasone (l’atleta Giuseppe Gentile, bronzo a Città del Messico 1968 nel salto
triplo) ed andò a vivere a Corinto. Per la sua ricostruzione di Corinto, Pier
Paolo Pasolini si affida per l’interno a Pisa (Patrimonio Unesco dal 1987) e
per il fuori le mura ad Aleppo (dal 1986). La scelta fu fatta con estrema cura.
Le due città in qualcosa si somigliano (il Romanico pisano è in parte ispirato
alla cultura araba) e nell’immaginario di Pasolini l’interno della città (Pisa)
rappresenta la razionalità, e l’esterno (le mura di Aleppo), con le sue linee
architettoniche che si dirigono verso l’alto, la sacralità: un contrasto che
poi porterà alla tragedia finale.
Ecco la motivazione per cui la Città Antica di
Aleppo è entrata a far parte del Patrimonio Culturale nel 1986:
“Situata
all’incrocio di importanti rotte carovaniere fin dal II millennio prima di
Cristo, Aleppo fu dominata da Ittiti, Assiri, Romani, Arabi, Mongoli,
Mamelucchi e Ottomani. La cittadella del XIII secolo, la Grande Moschea del XII
secolo e vari palazzi, madrase e caravanserragli
del XVII secolo, sopravvivono compatti, seppur minacciati dal
sovraffollamento”.
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