Solo: A Star Wars Story,
diretto dal premio Oscar Ron Howard (subentrato a Phil Lord e Christopher
Miller), è il secondo spin-off della saga stellare targata Lucasfilm, dopo l’ottimo
Rogue One (2016) di Gareth Edwards.
Ambientato molti anni prima degli eventi di Una Nuova Speranza, il film
trasporta il pubblico verso una galassia lontana lontana, in un viaggio
cinematografico a bordo del Millennium Falcon alla scoperta del
passato del giovane Han Solo (Alden Ehrenreich), la più celebre e
spericolata delle canaglie spaziali. Tra audaci bravate, contrabbandieri
doppiogiochisti e rocambolesche fughe nei meandri di un mondo
criminale oscuro e pericoloso, Han Solo fa amicizia con il suo futuro copilota Chewbacca
(Joonas Suotamo) e conosce il famigerato giocatore d’azzardo Lando Calrissian (Donald
Glover), in un’avventura che determinerà il futuro di uno degli eroi più
iconici della saga di Star Wars.
Nel cast anche Woody Harrelson nei panni di Tobias
Beckett, il mentore di Han, Emilia Clarke (Qi'ra), Phoebe Waller-Bridge (il
droide L3-37), e Paul Bettany nel ruolo del villain Dryden Vos.
Solo: A Star Wars Story è, dunque, una sorta di origin story, incentrata
sulle avventure che hanno portato il giovane Han a diventare il personaggio che
abbiamo conosciuto nella trilogia originale di Star Wars. Il film mostra
sul grande schermo tutto quello che i fan della Saga sognavano da una vita: dagli
incontri con Lando e Chewbacca, alla rotta di Kessel in meno di 12 Parsec, senza
tralasciare i dettagli su come Han sia entrato in possesso della sua astronave,
il mitico Millennium Falcon.
Andiamo dritti al punto: il
difetto principale di Solo: A Star Wars Story è il suo protagonista. Per
noi Han Solo è Harrison Ford. E, purtroppo, nonostante il suo impegno, Alden
Ehrenreich non è carismatico quanto lui. Naturalmente questo “dettaglio” pesa
molto nell’economia complessiva. Per fortuna spiccano invece le ottime
interpretazioni di Woody Harrelson e soprattutto di Donald Glover, la vera
sorpresa della pellicola, che rende il suo Lando Calrissian il personaggio più interessante.
Per il resto, nonostante la lavorazione molto travagliata,
Solo: A Star Wars Story funziona bene, sicuramente grazie all’abile mano
registica di Ron Howard. Ottima, in particolare, la scelta di puntare sul
classico film d’avventura vecchio stile, con un pizzico di western spaziale. Mentre
Rogue One era impostato come un film di guerra con i
caratteristici toni cupi, qui l’atmosfera è leggera, divertente e spensierata,
in linea col carattere del giovane protagonista, spesso un po’ sbruffone.
Solo
è
un film avvincente, dal ritmo dinamico, ricco di colpi scena e
di adrenaliniche scene d’azione mozzafiato: la spettacolare sequenza dell’assalto
al treno tra le montagne innevate vale da sola il prezzo del biglietto, al pari
della rotta di Kessel a bordo del Millennium
Falcon. Vedere la “vecchia ferraglia” in tutto il suo splendore, agli inizi
della sua gloriosa carriera nella galassia lontana lontana, è un’emozione
indescrivibile, in particolare per i fan storici di Star Wars. Effetto nostalgia? Sicuramente! Ma non è detto che sia
un male, tutt’altro. Non mancano, infatti, piccoli collegamenti con gli episodi
passati/futuri della saga.
Solo: A Star Wars Story è un buon prodotto di intrattenimento, un film pienamente godibile, rivolto sia agli appassionati, sia al pubblico dei
giovanissimi, e anche a chi magari si avvicina per la prima volta all’universo
di Star Wars.
Dal 23 maggio al cinema.
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