L’#UnescoMovie di oggi è dedicato a Due vite in gioco (Against all odds, 1984), film d’azione diretto da Taylor Hackford (Ufficiale e gentiluomo, L’avvocato del diavolo, Rapimento e riscatto ed Oscar nel 1978
con il corto Teenage Father) con Jeff
Bridges (Seabiscuit, Il grinta e Oscar con Crazy Heart), Rachel Ward (Uccelli di rovo) e Richard Widmark (Vincitori e vinti, Assassinio sull’Orient
Express).
Remake del noir Le
catene della colpa (1947) con Robert Mitchum e Jane Greer (che in questo
film interpreta la madre di Rachel Ward), Due
vite in gioco è stato il primo film ad essere stato autorizzato dal Governo
messicano a girare tra le celebri rovine della città maya di Chichen-Itza,
Patrimonio Culturale dal 1988 (quindi da quattro anni dopo l’uscita del film).
La prima parte del film, infatti, è quasi
interamente girata in Messico (una scena si svolge a Tulum, altra città maya,
questa volta accanto ad una spiaggia) e la scena madre è ambientata proprio a
Chichen-Itza. Qui infatti i protagonisti commettono un omicidio per legittima
difesa che poi sconvolgerà l’evolversi degli eventi.
Nel corso delle scene girate tra le rovine è
riconoscibile il campo del gioco della
palla (Jeff Bridges, giocatore di football americano, lo osserva
affascinato), il tempio di Kukulkan detto El
Castillo (all’interno del quale vi è una scena alquanto hot tra i due
protagonisti e dove, in seguito, viene commesso il delitto con frenetica fuga
di Rachel Ward sulle ripidissime scale), il Sacred Cenote (il lago dove viene
gettato da Jeff Bridges il corpo) e panoramica intera della città.
Il film è stato un piccolo cult negli Anni Ottanta e
in molti hanno progettato viaggi per seguire le orme dei due protagonisti,
itinerari che culminavano, ovviamente, proprio a Chichen-Itza, e ancora oggi è
possibile imbattersi su Internet in agenzie viaggio che ripercorrono i siti
toccati dai protagonisti.
Curiosità: l’importanza di Chichen-Itza è messa in
evidenza non solo dal poster in cui sono ritratti Jeffes Bridges e Rachel Ward
appassionatamente abbracciati di fronte ad un tempio (scena che di fatto non
c’è nel film), ma anche nel video musicale del main theme del film, Against
all odds (Take a look at me now) di Phil Collins (che ricevette una
nomination agli Oscar come miglior canzone originale ma perdette contro I just called to say I love you di
Stevie Wonder da La signora in rosso).
Il video, infatti, diretto sempre da Taylor Hackford, oltre che includere
ovviamente scene della pellicola, comprese quelle a Chichen-Itza, mostra una
maschera maya che si trasforma nel volto di Phil Collins.
Curiosità due: nel thriller archeologico The Death Relic di Chris Kuzneski del
2011 (mai tradotto in Italia) si fa cenno al film e alle riprese avvenute in
Messico, sullo sfondo delle rovine maya.
La motivazione per cui la città Pre-Ispanica di
Chichen-Itza è entrata nel Patrimonio Culturale nel 1988:
“Questo
sito sacro era uno dei maggiori centri maya della penisola dello Yucatan.
Durante i suoi quasi 1.000 anni di storia, diversi popoli hanno lasciato il
segno sulla città. La visione Maya e Tolteca del mondo e dell’universo si
rivela nei loro monumenti di pietra e opere artistiche. La fusione di tecniche
di costruzione maya con nuovi elementi dal Messico centrale rende Chichen-Itza
uno degli esempi più importanti della civiltà Maya-Tolteca nello Yucatán.
Diversi edifici sono sopravvissuti, come il Tempio dei Guerrieri, El Castillo e
l’osservatorio circolare noto come El Caracol”.
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