La Tasmania sta andando a fuoco da settimane nel
quasi silenzio dei media italiani. Circa 194.000 ettari colpiti, sette case
distrutte, 40 roghi (di cui 21 non ancora localizzati), 600 vigili del fuoco
coinvolti per domare le fiamme. Molti dei luoghi coinvolti sono all’interno del
sito Tasmanian Wilderness, patrimonio naturale dell’Unesco dal 1982 (con
considerevoli estensioni nel 1989 e poi nel 2010, 2012, e 2013).
Non ho potuto, quindi, non dedicare l’articolo
#UnescoMovie di questa settimana ad un film interamente girato in questa zona
selvaggia e mozzafiato: The Hunter (2011)
di Daniel Nettheim, con Willem Dafoe (quest’anno alla sua quarta nomination
agli Oscar per Van Gogh - Sulla soglia
dell’eternità), Frances O’Connor (indimenticabile Fanny Price in Mansfield Park) e Sam Neill (Jurassic Park,
Lezioni di piano).
Il film, lento ed intenso, racconta la storia di
Martin David (Dafoe), un cacciatore mercenario ingaggiato per cercare proprio
all’interno dei parchi della Tasmanian Wilderness, le tracce di una tigre della
Tasmania, animale endemico australiano.
Per comprendere meglio la trama del film (e la
bellezza e l’unicità di questi parchi naturali), bisogna sapere che la tigre
della Tasmania dovrebbe essersi estinta nel 1936 (con estinzione annunciata
definitivamente nel 1982). Dico dovrebbe perché non tutti sono d’accordo con
questa affermazione. Ci sono infatti molti indigeni, alcuni scienziati ed altri
che sostengono che vi siano ancora esemplari sopravvissuti che si nascondono in
questa terra in cui la natura fa da padrona. Nel 2005 sono anche uscite delle
foto di un turista tedesco, che però hanno ricevuto un riscontro non del tutto
positivo.
Da questo spunto reale, prende il via la storia. Nel
corso del film vi sono anche numerose immagini della tigre negli Anni Trenta e
si abbracciano tutte le teorie coinvolte (i pro e i contro, gli studi
universitari e i tentativi scientifici, etc.).
Ma della selvaggia Tasmania, non vengono mostrate
solo delle location meravigliose (non a caso il film ha vinto vari premi per la
sontuosa fotografia firmata da Robert Humphreys) ma anche varie specie
endemiche (a partire dai Diavoli della Tasmania, marsupiali feroci e a rischio
di estinzione), che animano queste montagne e questi laghi.
Il produttore Vincent Sheehan ha dichiarato a The Daily Telegraph che la storia era
così immersa nella Tasmania, che poteva essere girata solo in loco: “Questa terra è unica e straordinaria e
diversa da qualsiasi altro luogo si possa trovare ovunque nel mondo o anche
solo nella terraferma australiana”.
Tra le location riconoscibili nel film vi sono
Maydena, la Florentine Valley, il Central Plateau e Deloraine.
Willem Dafoe ha commentato a DiscoverTasmania.com che quest’isola è come “una strana combinazione di qualcosa di molto familiare e di totalmente
esotico”.
Sam Neill ha aggiunto, sempre a DiscorTasmania.com, che “è come una versione idealizzata
dell’Australia, è quello che l’Australia dovrebbe essere”.
Al termine del film è stato scritto uno speciale
ringraziamento a tutti gli indigeni della Tasmania che hanno aiutato alla
realizzazione del film (circa il 40% del cast tecnico era del posto ed ha
aiutato logisticamente alla ricerca dei set e alle riprese stesse) per il loro
entusiasmo, la loro gioia e le loro storie.
Ecco la motivazione per cui Tasmanian Wilderness è
Patrimonio Naturale dal 1982:
“In
una regione che è stata sottoposta a severe glaciazioni, questi parchi e
riserve, con le loro ripide gole, che coprono un’area di oltre 1 milione di
ettari, costituiscono una delle ultime distese di foreste pluviali temperate
del mondo. Resti rinvenuti nelle grotte calcaree attestano l’occupazione umana dell’area
per oltre 20.000 anni”.
Bellissimo ed interessantissimo come sempre!
RispondiEliminaBrava Diletta!
Grazie <3 E' un film che mi ha colpito moltissimo e la fotografia è davvero meravigliosa... Vale da sola il prezzo del biglietto.
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