domenica 19 maggio 2019

#UnescoMovie 46 - "L'uomo che sapeva troppo" (1956)

di Diletta Nicastro



Il 13 maggio si è spenta, a causa di una polmonite, Doris Day, 97 anni, una delle ultime icone di quell’Hollywood che non esiste più e che ha fatto sognare intere generazioni. Protagonista di 41 film tra il 1948 (debutto in Amore sotto coperta) e il 1968 (C’è un uomo nel letto di mamma), pochi giorni fa aveva rivelato in un’intervista per The Hollywood reporter in occasione del suo 97mo compleanno che il suo film preferito era Non sparare, baciami! (Calamity Jane, 1953). Per la nostra rubrica #UnescoMovie, invece, parleremo del suo film (forse) più famoso in cui interpreta (sicuramente) la canzone più celebre che abbia mai cantato (Que sera, sera): L’uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock del 1956.

Remake dell’omonimo film del 1934 sempre diretto da Hitchcock, rispetto all’originale la versione a colori cambia location, e se nel primo l’incontro del protagonista con la spia francese accade a Saint-Moritz (dove Alfred era andato in luna di miele con la moglie), nel secondo avviene a Marrakesh, in Marocco, la cui Medina è Patrimonio dell’Umanità dal 1985. 


Le scene furono girate in loco tra il 13 e il 23 maggio 1955, non senza complicazioni, dopo aver ottenuto il permesso di girare da Thami El Glaoui (pascià di Marrakesh dal 1912) di seguito ad una lunga trattativa portata avanti da Edourd de Segonzac, direttore generale dell’ufficio parigino della Paramount. La conferma, infatti, avvenne solo il 25 aprile e unicamente ad una condizione: “Che le riprese fossero completate prima dell’inizio del Ramadan” (Alfred’ Hitchcock’s America, Murray Pomerance, 2013).

Questa clausola fu una vera spina del fianco per il Maestro, che fu costretto a chiudere la sceneggiatura delle scene marocchine di tutta fretta e ad iniziare le riprese prima che fosse completato lo script della storia (il che doveva essere davvero pazzesco per uno puntiglioso come Hitchcock).

Le riprese non furono sempre idilliache. Al contrario. Sebbene ci fossero dei soldati sui tetti delle abitazioni per controllare l’area dei ciak, ci furono più di un momento in cui la gente del posto divenne ostile e “si raccomandò caldamente al cast tecnico ed artistico di interrompere le riprese immediatamente e tornare nelle proprie stanze”.


Questa è la motivazione per cui alcune scene sono state poi rifinite ad Hollywood (immagini girate in location, con gli attori che recitano di fronte ad esse), comprese quella in cui vi è l’immancabile cameo di Hitchcock (nascosto tra la folla durante uno spettacolo di saltimbanchi) e alcuni dettagli della morte della spia francese tra le braccia di James Stewart.

Tutte le location del film furono scelte da Alfred Hitchcock in persona giunto sul posto prima di tutti proprio per studiare ove svolgere le scene. Tra queste si riconoscono: le porte monumentali del Bab Doukkala, il mercato Bab El Khemis e piazza Jamaa el-Fnaa.


Da sottolineare, inoltre, che pure la scena del ristorante fu girata in loco, specificatamente al Dar Es-Salam, che ancora oggi ha alla parete una gigantografia di uno scatto di scena ambientato ai suoi tavoli (qui vi è la famosa ripresa in cui James Stewart non sa come mettere le sue lunghe gambe, finendo quasi per cadere all’indietro).

Ed ovviamente anche l’albergo, cuore dell’intreccio della storia in Marocco, è reale: il Mamounia, dove risiedettero anche gli stessi attori durante la lavorazione. E anche qui, la location è diventata marketing: la camera in cui i coniugi McKenna si preparano per andare a cena fuori e Doris Day intona Que sera, sera per la prima volta, è diventata un piccolo cimelio e vi si può pernottare a partire da 775 dollari per notte…


Curiosità: fu durante questi giorni in Marocco che Doris Day, vedendo come cammelli, capre e altri animali venivano maltrattati nella scena del mercato, iniziò la sua attività a favore degli animali (rimase talmente colpita, che si rifiutò di iniziare le riprese fino a quando tutti gli animali non fossero nutriti adeguatamente e tenuti con cura). Nel 1978 fondò, poi, il Doris Day Animal Foundation, a cui rimase strettamente legata fino alla fine della sua vita, tanto che la sua morte è stata annunciata proprio dalla portavoce dell’associazione.

La motivazione per cui la Medina di Marrakesh è nel Patrimonio Culturale dal 1985:

“Fondata nel 1070-72 dagli Almoravidi, Marrakesh rimase un centro politico, economico e culturale per un lungo periodo. La sua influenza è stata avvertita in tutto il mondo musulmano occidentale, dal Nord Africa all’Andalusia. Ha diversi monumenti impressionanti risalenti a quel periodo: la Moschea Koutoubiya, la Kasbah, i bastioni, le porte monumentali, i giardini, ecc. I gioielli architettonici successivi includono il Palazzo Bandiâ, la Madrasa di Ben Youssef, le Tombe Saadiane, diverse grandi residenze e Place Jamaâ El Fna, un vero teatro all’aperto”.

 dietro le quinte
 

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