Per celebrare i 500 dalla morte di Leonardo da
Vinci, il Polo Museale regionale della Lombardia con il Museo Nazionale del
Cenacolo Vinciano e la Fondazione Cineteca Italiana, in collaborazione con
Gallerie d’Italia, Università degli Studi di Milano e i Padri dominicani di
Santa Maria Maggiore stanno dando vita ad una rassegna che si sposa perfettamente
con l’obiettivo di #UnescoMovie, ovvero L’Ultima
Cena per immagini, una variegata iniziativa culturale che racconta il
capolavoro di Leonardo attraverso le immagini con una sezione dedicata proprio
al cinema e a come la settima arte ha raccontato L’Ultima Cena, dipinto (entrato nel Patrimonio nel 1980) che ha
influenzato non poco non solo la pittura ma anche la visione stessa che l’uomo
moderno ha di quell’ultima cena di Gesù Cristo. Tra i film presenti nella
rassegna vi sono, infatti, anche pellicole come Jesus Christ Superstar (1973) o I
misteri del giardino di Compton House (1982) che hanno ripreso, anche se in
maniera diversa tra loro, dal dipinto di Leonardo i temi e le posizioni di Gesù
e i discepoli; oppure documentari quali Il
restauro del cenacolo di Leonardo (1987) o Leonardo e il Cenacolo (1999).
Il film di cui noi vogliamo parlare, tuttavia, è L’ultima cena (1948) diretto da Luigi M.
Giachino, allievo dell’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica, con la
collaborazione di Charles Reisner, attore e regista statunitense (ringraziamo
il MIC – Museo Interattivo del Cinema per averci permesso la visione della
pellicola).
Per lungo tempo si era creduto che tutte le
pellicole de L’ultima cena fossero
andate perdute, fino a quando non fu trovata un’unica copia 35mm negativo in
nitrato dell’epoca (lo stato precario del materiale non ha permesso il recupero
di circa nove minuti dell’audio) che è stata completamente rimasterizzata dal
MICLab in 2k per permettere di rigodere di questa piccola perla del cinema italiano.
Il film racconta la storia di come Leonardo sia
stato incarico dai frati di Santa Maria delle Grazie di dipingere una delle
pareti del refettorio con L’ultima cena
(ci troviamo quindi nel periodo 1495-1498) e di come il geniale artista si
impegni a cercare i volti adatti per raffigurare tutti i personaggi che animano
la scena. Particolare difficoltà incontrerà per il viso del Cristo e per quello
di Giuda.
La sua storia si va ad intrecciare con quella del
giovane Franco del Mortaro, conte dall’animo nobile ma orgoglioso, che sarà
coinvolto, seppur innocente, in un’intricata vicenda di omicidio e, ad anni di
distanza, Leonardo lo sceglierà prima per dare il volto al Salvatore e poi
proprio a Giuda.
Permeata di una profonda spiritualità, personificata
in primis da Leonardo da Vinci (Bruno Barnabò) e da Isabella (Kathleen Rooney),
l’umile donna di cui si innamora Franco che per lasciare libero l’amato prende
i voti e diventa con il tempo la monaca che si occupa di portare i fiori nel
refettorio dove lavora Leonardo, la pellicola, girata quasi esclusivamente in
interni, colpisce per la sua capacità di ricreare non solo la scenografia
dell’epoca, ma i desideri e le tecniche di Leonardo. La vicenda di Franco del
Mortaro diventa, infatti, il simbolo per narrare il modo in cui Leonardo
volesse cercare dei modelli che avessero tutti il loro dramma personale “per poi costituire un’unità. Ogni
personaggio deve avere il suo carattere ben definito e non essere mai un
elemento decorativo. Legati fra loro formeranno un mondo eroico che nulla ha in
comune con la nostra vita di ogni giorno. Ma tuttavia devono esprimere gli
stessi sentimenti espressi degli uomini di oggi: ingordigia, tradimento e
lealtà. Ecco le forze che faranno vivere questo dipinto”.
E’ assai raro vedere come un film possa mostrare
così profondamente la nascita di un Patrimonio Unesco, toccando non solo gli
aspetti concreti ma anche quelli spirituali.
Curiosità: sebbene il film sia italiano, tutti i
personaggi (anche quelli interpretati da attori del nostro Paese) sono doppiati
dalle voci più famose dell’epoca da Emilio Cigoli a Giuseppe Rinaldi, da
Gualtiero de Angelis a Tina Lattanzi.
La motivazione per cui la Chiesa e il Convento
Dominicano di Santa Maria delle Grazie con ‘L’Ultima Cena’ di Leonardo da Vinci
è Patrimonio Culturale dal 1980:
“Il
refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie forma una parte integrale
di questo complesso architettonico, iniziato a Milano nel 1463 e rimodellato
alla fine del 15mo secolo dal Bramante. Sulla parete nord vi è L’Ultima
cena, l’inarrivabile capolavoro dipinto
tra il 1495 e il 1497 da Leonardo da Vinci, il cui lavoro è stato anticipatore
di una nuova era della storia dell’arte”.
Credits foto MIC
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