Recentemente è stata resa nota una scoperta
importantissima per la ricerca astronomica. Dei ricercatori, infatti, hanno
mappato con successo la topografia di entrambi i poli magnetici di una pulsar
(uno degli oggetti più esotici dell’universo, secondo solo ai buchi neri),
usando la teoria della relatività di Albert Einstein. Il team di ricercatori
proveniva da Germania, Francia, Regno Unito, Cina, Olanda e Canada e per
portare avanti tale ricerca si avvalso anche del Telescopio Lovell, cuore del
Jodrell Bank Observatory situato nei pressi di Goostrey, Cheshire,
nell’Inghilterra nord-orientale, ed entrato nel Patrimonio Unesco lo scorso
luglio (si tratta probabilmente della proprietà unescana più recente; la
costruzione del Telescopio Lovell, infatti, iniziò solo nel 1952).
Per celebrare questa particolare importante scoperta
e per continuare gli articoli incentrati sulle #newproperties ci soffermiamo
nel raccontare come il Telescopio Lovell sia stato raccontato attraverso il
cinema. Si ricorda, per esempio, che il telescopio viene menzionato nel 1962
nello sceneggiato di fantascienza britannico A come Andromeda e fa una breve apparizione in Guida galattica per autostoppisti (2005). Tra l’altro tre band
hanno girato video musicali sulla cupola del telescopio: i D:Ream, i Placebo ed
i Public Service Broadcasting. Lunghe riprese del telescopio appaiono anche nel
video musicale di Secret Messages
degli ELO.
Tuttavia il film che ha colpito di più la nostra
immaginazione è 2001: Odissea nello
spazio (1968), anche se tecnicamente il telescopio non viene mostrato
durante il film.
Qual è dunque il collegamento?
Nel 1966, Kubrick stava iniziando a lavorare al film
e il suo obiettivo primario era che la sceneggiatura potesse essere ‘credibile’
e al tempo stesso ‘accettabile’ per l’audience. Per questo motivo ha chiamato
21 pensatori del tempo ed ha filmato interviste con loro, in cui si discorreva
di possibili culture aliene, computer, origini della vita, per capire quali
fossero realmente le direzioni che stava percorrendo o intuendo la scienza. Uno
di questi era il fisico e radioastronomo Sir Bernard Lovell, fondatore del
Jodrell Bank Observatory, raggiunto dallo staff di Kubrick proprio nel cuore
dell’osservatorio e intervistato da Roger Caras, assistente del regista.
“L’intenzione
era di proiettare un prologo prima del film per dimostrare che considerare
l’esistenza di una vita extraterrestre era una legittima domanda scientifica.
Prima di allora, se si fosse parlato di intelligenza extraterrestre la gente
avrebbe semplicemente detto "cosa, dischi volanti?" e tutte quelle
sciocchezze. Ma il film è diventato sempre più lungo e Kubrik si è reso conto
che non ci sarebbe stato abbastanza tempo per il prologo, e il film avrebbe
dovuto stare in piedi da solo, quindi alla fine è stato tagliato”,
raccontò nel 2005 a The Indipendent Tony
Frewin, assistente di Kubrick per 25 anni.
Il video è andato perduto, ma sono rimaste le
trascrizioni delle interviste (tra gli altri pensatori coinvolti anche lo
scrittore e studioso Isaac Asimov, l’antropologa Margaret Mead, l’astronomo
Fred Whipple, il matematico Jack Good, la fisiologa Constantine Generales e il
fisico Freeman Dyson), tanto che Frewin ha curato il libro Are We Alone? The Stanley Kubrick Extraterrestrial Intelligence
Interviews, uscito l’8 novembre 2005.
Questo testo non è passato inosservato e ha dato
vita ad un evento mozzafiato.
Nell’ottobre 2014, infatti, si è svolta presso il
Jodrell Bank Observatory, con la collaborazione creativa dell’Abandon Normal
Devices (AND), una celebrazione dei film di fantascienza, come parte del
British Film Institute Serie Days of Fear
and Wonder. Il fine settimana ha previsto la trasmissione non solo di 2001: Odissea nello spazio (e di Alien) ma anche di un cortometraggio
commissionato dall’AND per celebrare l’incontro tra Kubrick e Lovell, con
registrazioni dello staff della Jodrell Bank che leggevano le parole di Lovell
dalla trascrizione dell'intervista. Il cortometraggio è stato proiettato sul
Lovell Telescope appena prima dell’inizio del film alla presenza dello stesso
Frewin, ricreando almeno in parte quella che era l’intenzione originale di
Kubrik.
Un estratto dell’intervista di Lovell: “Ritengo che la domanda che dovrebbe essere
considerata con maggiore attenzione sarebbe la possibilità di cambiamenti
nell’essere umano, cambiamenti artificiali nell’essere umano, in particolare
nel cervello umano”.
La motivazione per cui l’Osservatorio Jodrell Bank è
entrato nel Patrimonio Culturale dal luglio 2019:
“Situato
in una zona rurale dell’Inghilterra nord-occidentale, libera da interferenze
radio, Jodrell Bank è uno dei principali osservatori al mondo di radioastronomia.
All’inizio del suo utilizzo, nel 1945, la proprietà ospitava la ricerca sui
raggi cosmici rilevati dagli echi radar. Questo osservatorio, che è ancora in
funzione, comprende diversi radiotelescopi ed edifici funzionanti, compresi
capannoni tecnici e l’edificio di controllo. Jodrell Bank ha avuto un notevole
impatto scientifico in campi come lo studio delle meteore e della luna, la
scoperta di quasar, l’ottica quantistica e il tracciamento di veicoli spaziali.
Questo eccezionale insieme tecnologico illustra il passaggio dalla tradizionale
astronomia ottica alla radioastronomia (1940-1960), che ha portato a
cambiamenti radicali nella comprensione dell’universo”.
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