Suite francese, struggente racconto di una grande storia d'amore durante la guerra, è l’adattamento cinematografico del celebre
romanzo di Irène Némirovsky, un capolavoro dalla genesi tragica e travagliata:
l’autrice lo scrisse durante i primi anni della seconda guerra mondiale ma non
riuscì a portarlo a termine perché fu deportata e morì ad Auschwitz.
La figlia Denise lo trovò tra gli appunti della madre solo dopo oltre
sessant’anni.
Il regista Saul Dibb porta sullo schermo questo preciso affresco di guerra vissuta al femminile raccontando con delicatezza ma allo stesso tempo con realismo e con accuratezza storica le vicende della bella Lucile Angellier (Michelle Williams), sposatasi per volere del padre. La giovane convive con la suocera, Madame Angellier (Kristin Scott Thomas), donna dispotica e meschina, in attesa di ricevere notizie del marito Gaston, partito per il fronte.
Siamo in Francia, nel 1940, in un villaggio vicino Parigi, che viene sconvolto dall’occupazione tedesca. Iniziano ad arrivare in massa i profughi dalla capitale e insieme a loro arriva anche il nemico, l’esercito tedesco. In casa Angellier si stabilisce l’ufficiale Bruno Von Falk (Matthias Schoenaerts), un giovane con la passione per la musica. Inizialmente viene ignorato, ma a poco a poco Lucile, ascoltando la malinconica e romantica melodia suonata al pianoforte da Bruno (e da lui stesso composta), inizia ad avvicinarsi a lui e tra i due nasce un profondo sentimento d’amore. Scoppia così una travolgente passione sulle note di una musica (la suite francese del titolo) che tocca il cuore e scioglie l’anima. Un amore struggente, a dispetto delle atrocità della guerra con cui però deve fare i conti, una passione contrastata dai protagonisti stessi, che non riescono o non possono mettere da parte gli ideali in cui credono.
Sullo
sfondo il ritratto fedele di un paese che deve
convivere con le truppe d’occupazione: interessante e accurato
lo spaccato storico che emerge anche dai personaggi di contorno, che poi
tanto
secondari non sono, sebbene tutto ruoti principalmente intorno a Lucile.
La differenza di classi sociali e di reazioni viene delineata in
maniera precisa: abbiamo il Visconte de Monmort (Lambert Wilson) che in
quanto nobile, ricco e
sindaco della città pensa di essere intoccabile e collabora con i
tedeschi, viceversa il contadino Benoit Labarie (Sam Riley) e sua moglie
Madaleine (Ruth
Wilson) si mostrano insofferenti all’occupazione dando il via alla
resistenza. La giovane Celine (Margot Robbie)
è la prima a rendersi conto che in fondo non è tutto bianco o nero. E
ancora vediamo chi denuncia i propri vicini
mentre c’è chi con coraggio e bontà nasconde i ribelli e i bambini ebrei
per
sottrarli alla deportazione e alla morte.
Il tutto è raccontato in maniera assolutamente perfetta,
intensa, avvincente, appassionante, che conquista lo spettatore e lo tiene col
fiato sospeso dal primo all’ultimo istante. E c’è estrema attenzione ai
dettagli, in ogni cosa: dagli abiti all’arredamento delle case, dai colori al
linguaggio. Un’accuratezza davvero rara ma del resto prevedibile dato che il
regista ha chiamato all’appello collaboratori candidati e/o vincitori
di premi Oscar per scenografia, montaggio, costumi, trucco e acconciature.
Un
discorso a parte meritano le musiche: se la colonna sonora è stata affidata al
talento emergente di Rael Jones, il brano principale che riveste un ruolo
fondamentale ai fini della trama e dell’innamoramento tra i due protagonisti è
stato scritto dal pluripremiato compositore Alexandre Desplat.
Il cast artistico è d’altissimo livello, spiccano
principalmente le interpretazioni femminili: la splendida Michelle Williams
incarna una Lucile fragile e forte al tempo stesso, appassionata, che scopre la
gioia e l’intensità dell’amore velate dalla sofferenza della guerra. È affiancata da un partner all’altezza, un
Matthias Schoenaerts che mette nel suo Bruno tutta la malinconia e la passione
ma anche la fermezza richieste dal suo personaggio. La bravissima Kristin Scott Thomas interpreta
magistralmente Madame Angellier
accompagnandola nella sua evoluzione: inizialmente fredda, acida e
spietata, rivelerà di avere un cuore e di saper bene ciò che è giusto
fare. Margot Robbie e Ruth Wilson completano il poker di grandi donne e come tutti
gli altri interpreti sono assolutamente calate nei propri ruoli. Un grande cast
internazionale, quindi, per un film ambientato in Francia ma recitato in lingua inglese proprio
per dare alla storia il respiro universale
che merita.
Sì, Suite Francese ha tutte le carte in regola per essere
definito un capolavoro.
PS: avevo già pubblicato questa recensione in occasione dell'uscita del film al cinema sul sito TheOscarface a questo link http://theoscarface.blogspot.com/2015/03/suite-francese-struggente-racconto-di.html.
PS: avevo già pubblicato questa recensione in occasione dell'uscita del film al cinema sul sito TheOscarface a questo link http://theoscarface.blogspot.com/2015/03/suite-francese-struggente-racconto-di.html.
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