di Silvia Sottile
L’ultimo giorno sulla Terra, diretto da Romain Quirot con Jean Reno, Hugo Becker e Lya Ouassadit Lessert, sarà nelle nostre sale dal 20 gennaio, distribuito da Notorious Pictures.
In un futuro non troppo lontano, la temperatura del pianeta terra è aumentata a dismisura, molte specie si sono estinte e centinaia di persone sono diventate rifugiati climatici. Un nuovo pianeta è apparso in cielo ed è in rotta di collisione con la terra. Solo un uomo può salvare il mondo, il suo nome è Paul W.R, tuttavia, a poche ore dell’inizio della missione l’astronauta è scomparso. Da allora tutti lo cercano.
INTERVISTA A ROMAIN QUIROT – REGISTA E SCENEGGIATORE
L'origine del progetto
Avevo immaginato questa storia per gli
Audi Talents Awards, che poi ho avuto la possibilità di vincere, il che mi ha
permesso di realizzare un cortometraggio di 17 minuti dove ho posto i primi
tasselli di questo universo e dove c'era già Paul W.R. Abbiamo creato questo
cortometraggio che è andato molto bene in tutto il mondo - abbiamo girato molti
festival e abbiamo vinto molti premi - e molto rapidamente, ho voluto
trasformarlo in un lungometraggio.
Come sei passato al
lungometraggio?
Ho sviluppato molte versioni -
onestamente, ce ne saranno state 17 o 18 diverse - ma sempre cercando di
mantenere ciò che era importante per me, cioè parlare dell'infanzia.
I punti di riferimento durante la
scrittura
Questo film assomiglia al modo in cui ho
imparato ad amare il cinema.
Inizialmente mi sono nutrito di film americani ed ero un grande fan di Harrison
Ford e di Blade Runner. Quando l'ho visto, non sembrava affatto un film di
eroi.
C'era qualcosa che mi affascinava e che andava oltre "l’eroe buono che
salva il mondo dai cattivi". Poi, crescendo, ho scoperto il cinema
asiatico e in particolare Takeshi Kitano. C'è anche il cinema sudcoreano che mi ha davvero colpito. Un
po' più tardi, ho riscoperto la Nouvelle Vague francese. Un film come Il
bandito delle 11 (Pierrot Le Fou), che è di fatto un Bonnie & Clyde francese,
che assume pienamente questi codici. A Godard piaceva giocare con i codici
americani per fare dei film iper-personali e iper-francesi, e trovo
interessante questa mescolanza.
Nutrito da tutto questo, ho fatto un film che volevo risultasse abbastanza
visivo e che assumesse i suoi riferimenti, per installare prima un intero
universo e poi passare rapidamente al tema dell’infanzia.
Sci-Fi in Francia
Quando stavamo cercando i finanziamenti
per il film, ci è stato spesso detto che i francesi non avevano molto da dire
sulla fantascienza, che non era il nostro territorio e che dovevamo lasciarlo
fare agli americani. Questo è completamente sbagliato. Jules Verne è quasi l'inventore della fantascienza e potremmo naturalmente
pensare a Méliès. La fantascienza è nel nostro DNA ed è ovvio che possiamo realizzare film di fantascienza. Infatti, più mi viene detto di non
fare qualcosa, più mi viene voglia di farla.
Il tema dell’ecologia
nel film
Vedo L’ultimo giorno sulla terra come una
sorta di favola anticipatrice e anche una favola ecologica. Mi sono davvero
rituffato nelle mie sensazioni d'infanzia, in particolare al nostro rapporto
con la natura e a questa sorta di fascino, di connessione che abbiamo con la
natura quando siamo bambini e che con l’età possiamo perdere. Volevo creare un
forte legame tra Paul e la Luna Rossa, facendo riferimento proprio a questo, e
questa Luna Rossa è a metà tra gentilezza e minaccia. Gli uomini si interrogano su di essa, e il film mette in
discussione il nostro rapporto con la natura, e il modo in cui da bambini vediamo il mondo, e come da adulti dimentichiamo quella visione.
Qui il trailer:
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