martedì 28 marzo 2023

"I cacciatori del cielo" - Il docufilm che celebra la nascita dell'Aeronautica Militare

 di Silvia Sottile


 

Mi chiamo Francesco Baracca. Sono un pilota del Regio Esercito. Prima di diventare aviatore ero al Piemonte Cavalleria. L’aviazione era ancora ai suoi albori, in pochissimi si avventuravano nei cieli… Un giorno assistetti a uno di quei primissimi voli e fu subito una folgorazione! Vedere quell’aereo che si librava nel cielo, vederlo entrare e scomparire tra le nuvole… Capii immediatamente che l’aviazione sarebbe stato il futuro e io volevo farne parte. Poi, il 24 maggio 1915, tutto cambiò”.

Per celebrare il Centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare, mercoledì 29 marzo alle 21.30 su Rai1 Rai Documentari propone I cacciatori del cielo, primo docufilm sulla storia dell’asso dell’aviazione Francesco Baracca interpretato da Giuseppe Fiorello e con la regia di Mario Vitale, prodotto da Gloria Giorgianni per Anele con Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Documentari, con il Patrocinio e la partecipazione del Ministero della Difesa, Aeronautica Militare e Difesa Servizi, con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e con Aerea S.p.A. ed Elettronica S.p.A..

Il progetto, scritto da Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la collaborazione di Mario Vitale e la consulenza storica di Paolo Varriale, racconta le imprese eroiche, la vita e l’amicizia di quei pionieri del volo che si distinsero per le loro azioni e il loro coraggio durante la Prima Guerra Mondiale e le cui gesta gettarono le basi per la nascita dell’Aeronautica Militare avvenuta il 28 marzo 1923. 

Un racconto avvincente che abbraccia temi universali come amicizia, grandi ideali e l’amore e che intervalla alla fiction vera e propria, arricchita da una serie di “interviste ricostruite” ai protagonisti della storia interpretati dai rispettivi attori, preziosi materiali di repertorio, sia foto che filmati d’epoca, e animazioni originali. 

Giuseppe Fiorello interpreta Francesco Baracca, la cui storia viene raccontata per la prima volta. Romagnolo; sanguigno; istintivo e coraggioso; affascinante e colto; di ottima famiglia; generoso; spavaldo ma mai inutilmente votato al sacrificio. Per i suoi meriti sarà in breve promosso prima capitano e poi maggiore, fino ad assumere il comando della 91ª Squadriglia, la Squadriglia degli assi. Baracca fu infatti soprannominato l’Asso degli assi per aver conseguito il maggior numero di vittorie aeree tra i piloti italiani della Grande Guerra e, in assoluto, per aver ottenuto trentaquattro vittorie nei combattimenti aerei, imponendosi rapidamente nell’immaginario collettivo del popolo italiano come un vero e proprio eroe nazionale.

Nel cast, accanto a Giuseppe Fiorello, anche Luciano Scarpa nel ruolo del Comandante Pier Ruggero Piccio, altra figura carismatica dell’aviazione italiana e asso della Grande Guerra, in seguito primo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica; Claudia Vismara, che dà il volto a Norina Cristofoli, giovane cantante lirica di Udine, bella, timida e allo stesso tempo determinata, che vivrà un’intensa seppur breve storia d’amore con Francesco; Andrea Bosca, che interpreta il personaggio di finzione Bartolomeo Piovesan, meccanico di umili origini addetto alla manutenzione dell’aereo di Baracca e geniale ideatore di fondamentali migliorie nelle prestazioni di volo dei rudimentali velivoli della compagnia. Tra gli altri attori, Ciro Esposito dà il volto a Fulco Ruffo di Calabria, Enzo Garramone veste i panni del Re Vittorio Emanuele III e Rodolfo Corsato di un Colonnello dell’Esercito Italiano, mentre Patrizia La Fonte e Paolo Rozzi interpretano i genitori di Baracca.

 


TRAMA

L’arco narrativo del docu-film parte dal 1915, anno in cui Baracca, Piccio e Piovesan, tre uomini molto diversi fra loro per estrazione sociale, provenienza e indole ma destinati a diventare grandi amici, si ritrovano insieme nel campo di aviazione di Santa Caterina, vicino Udine, sede del primo reparto aerei da caccia e del Comando
Supremo. L’iniziale difficoltà a resistere contro i raid aerei austroungarici verrà superata dalle innovazioni introdotte dal meccanico Piovesan e dalla maestria di quei pionieri del volo, in primis Baracca, che conseguirà la prima vittoria italiana nella storia dell’Aereonautica, il 7 aprile 1916, a cui ne seguiranno molte altre, rendendolo un’icona della popolazione italiana, insieme allo stemma del suo aereo, il Cavallino rampante.

Un successo che indurrà il Comando Supremo a superare le perplessità iniziali e a istituire una squadriglia di élite, la 91ª, per le operazioni particolarmente delicate, affidata a Baracca. La disfatta di Caporetto porterà anche la squadriglia ad abbandonare Santa Caterina per trasferirsi in Veneto, sul campo di aviazione di Quinto, vicino Treviso. Per le loro imprese, Baracca e Piccio ottengono la medaglia d’oro al valor militare, fino alla tragica morte dell’Asso degli assi, avvenuta a 30 anni il 19 giugno 1918 nel corso di una missione sul Montello, durante la Battaglia del Piave. La sua morte suscitò grande commozione in tutto il Paese.

A suo nome nel 1926 fu inaugurato a Lugo di Romagna il Museo Francesco Baracca, dal 1993 trasferito nella casa natale del pilota, luogo particolarmente suggestivo che ospita anche il caccia originale su cui ha conseguito la sua 30ª vittoria, lo SPAD VII S2489, e dove si sono svolte alcune riprese, oltre che in Veneto: nello specifico, a Nervesa della Battaglia, presso la Fondazione Jonathan Collection, dove è stata utilizzata anche la replica volante dello SPAD XIII, uno degli iconici aerei di Baracca, a Villafranca di Verona, a Lonigo e presso il Museo Villa Lattes di Istrana.

 


NOTE DI REGIA

I Cacciatori del Cielo nasce con l’intento di celebrare il centenario della nascita dell’Aeronautica Militare attraverso le imprese eroiche di Francesco Baracca, pilota simbolo dell’aviazione, immerse nel contesto storico della Prima guerra mondiale.

Quando la produttrice Gloria Giorgianni mi ha proposto di lavorare a questo progetto, sono stato da subito attratto dalla possibilità, per me inedita, di poter sperimentare una narrazione fatta di diversi linguaggi. Sin dalla prima stesura della sceneggiatura infatti, insieme agli sceneggiatori Pietro Calderoni e Valter Lupo, supportati dalla consulenza storica di Paolo Varriale, abbiamo cercato di delineare e strutturare un racconto avvincente attraverso un delicato intreccio di fiction, repertori storici, testimonianze e disegni animati.

Per la buona riuscita del film e per raccontare al meglio il sogno del volo, oltre all’ottimo lavoro di ricostruzione storica, che ha donato al progetto grande prestigio estetico, è stato certamente fondamentale l’opportunità di poter lavorare con i modelli di aeroplani della Prima guerra mondiale pilotati da Francesco Baracca, grazie all’imprescindibile supporto della Fondazione Jonathan Collection di Nervesa della Battaglia e del Museo Francesco Baracca di Lugo di Romagna.

Il mio obiettivo principale è stato fin da subito quello di cercare di affrontare questo racconto storico della nascita dell’Aeronautica Militare come arma indipendente, non attraverso una facile celebrazione di avvenimenti storici della Grande Guerra, ma puntando il focus sulle vicende umane e famigliari di un pioniere del volo come Baracca. Attraverso le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue paure, ho cercato di restituire un racconto appassionante, ma allo stesso tempo sincero ed emotivo. In questo senso è stato fondamentale il lavoro svolto insieme agli attori per riuscire a donare tridimensionalità e carattere ai personaggi partendo dalla figura simbolo di Francesco Baracca per arrivare a quelle del Capitano Pier Ruggero Piccio e della cantante lirica Norina Cristofoli.

Un discorso a parte merita invece il personaggio di Bartolomeo che rappresenta una vera e propria licenza poetica nella narrazione. L’arco narrativo di questo immaginario meccanico dal cuore gentile, che Baracca prende letteralmente sotto la sua ala protettrice, trasforma il racconto in una grande storia di amicizia e fratellanza e lo innalza a parabola universale, a momento di crescita umana collettiva. Per questo motivo ho deciso di raccontare questa storia e ho provato a farla mia coniugando tematiche che toccano le corde profonde delle emozioni umane, con un linguaggio cinematografico in grado di immergere lo spettatore in un universo antico e poetico, ma allo stesso tempo stilisticamente e fotograficamente coinvolgente e accattivante.

Mario Vitale


 


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