di Silvia Sottile
Él (Messico/1953) di Luis Buñuel torna in sala in versione restaurato dal 3 aprile, grazie a Cineteca di Bologna e Il Cinema Ritrovato.
Soggetto: basato sul romanzo omonimo (1926) di Mercedes Pinto. Sceneggiatura: Luis Buñuel, Luis Alcoriza. Fotografia: Gabriel Figueroa. Montaggio: Carlos Savage. Scenografia: Edward Fitzgerald. Musica: Luis Hernández Bretón. Interpreti: Arturo de Córdova (Francisco Galván de Montemayor), Delia Garcés (Gloria Vilalta), Aurora Walker (Esperanza Vilalta), Carlos Martínez Baena (padre Velasco), Manuel Dondé (Pablo), Rafael Banquell (Ricardo Luján), Fernando Casanova (Beltrán), Luis Beristáin (Raúl Conde). Produzione: Óscar Dancigers per Ultramar Films. DCP. Durata: 92’. Bn.
Restaurato da The Film Foundation’s World Cinema Project, Les Films du Camélia e Cineteca di Bologna con il supporto di OCAS e in collaborazione con Películas y Videos Internacionales presso il laboratorio L'immagine Ritrovata. Con il sostegno di Material World Foundation.
Magnificamente interpretato da Arturo de Córdova, Francisco Galván è ciò che in Spagna si chiama meapilas, un baciapile: un devoto ‘cristiano buono e puro’, ma di fatto un vergine di mezza età. Ossessionato dai piedi calzati di un’altra fedele, Gloria (Delia Garcés), lacorteggia finché questa non rompe con il fidanzato per sposare lui, sorprendentemente affascinata com’è dal suo carattere dispotico. Ma già durante la luna di miele Gloria scopre e subisce la gelosia completamente ingiustificata dell’uomo, che interpreta maniacalmente ogni cosa come gesto beffardo e come prova dell’infedeltà della moglie o di complotti contro di sé e contro i propri interessi finanziari e patrimoniali. Diffida di sua moglie, dei suoi avvocati e di quasi tutti, disprezza gli esseri umani che considera parassiti e afferma in modo megalomane che se fosse Dio non perdonerebbe mai l’umanità.
Sebbene di solito Luis
Buñuel fosse un grande umorista e un perenne surrealista, questo – un po’ come Il
ladro di Hitchcock – è probabilmente uno dei suoi film più seri, e anche
uno dei più complessi e maggiormente caratterizzati da un narrazione tesa ed
ellittica, e si conclude con una delle più inquietanti scene finali mai girate.
Considerato da molti il migliore tra i capolavori di Buñuel insieme a Estasi
di un delitto e a L’angelo sterminatore, contiene alcune immagini
che spingono a chiedersi se Hitchcock avesse visto e ricordasse Él
quando girò La donna che visse due volte cinque anni dopo.
(Miguel Marías)
Qui il trailer:
Nessun commento:
Posta un commento