mercoledì 3 maggio 2023

"Creature di Dio" con Emily Watson e Paul Mescal

 di Silvia Sottile



Prodotto da A24 e presentato a Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs, Creature di Dio di Saela Davis e Anna Rose Holmer con Emily Watson e Paul Mescal, arriva in sala il 4 maggio, distribuito da Academy Two.

In Irlanda, in uno sperduto villaggio di pescatori, una madre (Emily Watson) è combattuta tra l’istinto di proteggere il figlio (Paul Mescal) e il proprio senso d’integrità. Una bugia raccontata per coprire il figlio da un’accusa infamante rischierà di mandare in frantumi la famiglia e il futuro della piccola comunità di cui fa parte.

Grazie a una recitazione quietamente intensa ed incisiva, Creature di Dio ci prende per mano e ci fa entrare nella quotidianità di un piccolo villaggio di pescatori irlandese, battuto dal vento, e nella vita di una famiglia, i cui legami sono burrascosi come il mare su cui fa affidamento per la sua sopravvivenza. Da questi elementi incalzanti emerge una storia coinvolgente, che si potrebbe definire addirittura epica per le sue implicazioni morali. 

 


 

La storia ha inizio quando Brian O’Hara, dopo aver trascorso sette anni all’estero, ritorna a casa. Qui la sua famiglia alleva ostriche con grande fatica. Il suo ritorno inizialmente sembra la risposta alle preghiere di una madre, Aileen, ma ben presto diventerà anche la croce di cui la stessa dovrà farsi carico. Quando Brian verrà accusato di un crimine terribile Aileen istintivamente mentirà per proteggerlo. La sua identità di madre è sinonimo di sacrificio personale e difesa della sua famiglia.

Mentre le conseguenze della sua menzogna si ripercuoteranno sul villaggio e le tensioni a lungo trattenute inizieranno a trapelare, affiorerà altresì la stoica devozione di una madre e la sua tragica rovina.

Sono pochi i figli che ritornano in questo villaggio costiero che offre sempre meno opportunità di riscatto umano e sociale. È un luogo afflitto da azioni mai giustificate, da segreti mai rivelati, da richieste di perdono mai pronunciate e da ricordi tormentati e sospesi come fantasmi. È anche un luogo caratterizzato da una paurosa autodifesa, dove i pescatori locali rifiutano volutamente di imparare a nuotare, nonostante il costante pericolo di annegamento, per non essere obbligati a rischiare la vita nel tentativo di salvare altri.

Aileen è estremamente felice di vedere il suo figliol prodigo tornare a casa per rilanciare le attività commerciali - per quanto precarie - della famiglia. Lo guarda con piacere mentre rientra nei ritmi ripetititivi delle maree e nel beneficio dato dal lavoro duro. Ma quando la polizia la informa che Brian è sospettato di aver violentato una sua collega di fabbrica, Aileen precipita in un incubo sempre più drammatico. Divisa fra amore, vergogna e il desiderio disperato di proteggere quel poco che ha al mondo, Aileen deve confrontarsi con il silenzio e la negazione che da lungo tempo tengono in ostaggio la piccola comunità in cui vive.

Le co-registe Saela Davis e Anna Rose Holmer intrecciano un tessuto poetico di relazioni: madre e figlio, passato e presente, umanità e natura, ispirate dalla dolente e bella sceneggiatura di Shane Crowley, affascinate soprattutto dalla figura di Aileen.

Aileen ci ha veramente commosse perché la sentivamo come una persona che non avevamo mai conosciuto in questo modo. Abbiamo visto un’opportunità per scomporre e re-immaginare l’archetipo di una madre costretta nel ruolo di spettatrice e l’abbiamo messa invece al centro della nostra narrazione,” dice Davis. 

Holmer continua: “Sono state la storia di Aileen, la sua psicologia e il suo cambiamento a ispirarci la realizzazione di un film in cui le vite delle donne, in particolare, sono complete e a tutto tondo, un film in cui le loro vite interiori risultano cinematografiche quanto quei panorami sconfinati”.

 

Qui il trailer ufficiale:


 

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