venerdì 26 gennaio 2024

#UnescoMovie 67 – "Pretty Woman" (1990) e il canto lirico

 di Diletta Nicastro 


Lo scorso 6 dicembre ‘La pratica del canto lirico in Italia’ è divenuto il 17° Patrimonio Immateriale italiano. Si tratta di una candidatura a cui tenevo particolarmente (un mio bisnonno da parte paterna era il tenore Vincenzo Tanlongo) e alla quale avevo subito pensato di accostare un articolo su una delle commedie di maggior successo degli Anni Novanta, o forse bisognerebbe dire degli ultimi quarant’anni: Pretty Woman (1990).

Il film diretto da Garry Marshall ed interpretato da Julia Roberts e Richard Gere, infatti, racchiude a mio avviso uno dei più grandi omaggi alla tradizione del canto lirico italiano che Hollywood abbia mai fatto. Nella parte centrale della storia Edward Lewis (Gere) conduce Vivian Ward (Roberts) a vedere La Traviata a San Francisco, avvertendola che “La reazione della gente che vede l’opera per la prima volta è molto drammatica, o l’amano o la detestano. E se l’amano, l’amano per sempre; altrimenti impareranno ad apprezzarla, ma non la sentiranno mai veramente”.

Vivian rimane completamente avvinta dalle scene che si susseguono sul palco, facendo diventare iconico il brano Amami Alfredo durante il quale si commuove fino alle lacrime.

Gli interpreti del celeberrimo brano sono la soprano Karin Calabro (Violetta), scelta personalmente da Garry Marshall perché voleva una soprano che sapesse anche recitare e che aveva già lavorato per lui in Spiagge (1988), e Bruce Eckstut (Alfredo), uno degli insegnanti di canto più celebri d’America. Su di lui Jason Alxander (che in Pretty Woman interpreta Philip Stuckey) ha detto: “Bruce Eckstut sa più di chiunque altro sulla produzione vocale e sulla salute vocale. Non è solo un voice coach: è anche un guaritore della voce”.

 


 

Molto si è detto sul fatto che lo spettacolo a cui assistono Edward e Vivian fosse La Traviata, trovando accostamenti e simbologie tra l’opera di Verdi e Pretty Woman. La scelta, tuttavia, fu una questione di budget, come spiega lo stesso Marshall nel commento audio al film: “Ci fu una lite sull’opera. Io volevo l’Aida, lo studio disse che era troppo cara. Suggerirono La Bohème: quattro sedie, un tavolo e delle medicine. Io dissi che si tossiva troppo, quindi provammo La Traviata. La scelta non era parallela alla storia ma alla fine risultò appropriata. La questione era che opera potessimo permetterci in quel set. Presi delle opere e cercai di capire che parte arrivava diritto al cuore per scegliere una scena da utilizzare. Infine, la parte con Alfredo fu quella che ricordai. Durante la scena l’interpretazione di Julia fu fantastica. Qui il bruco si trasforma in farfalla e forse non potrà mai più tornare bruco”.

Perché Garry Marshall parla di problemi con il set? Perché in effetti ce ne furono moltissimi. Originariamente la scena avrebbe dovuto essere girata realmente al Teatro dell’Opera di San Francisco, ma il 17 ottobre 1989 la zona fu colpita da un terribile terremoto di magnitudo 6,9 creando moltissimi danni a San Francisco e rendendo la città assolutamente off-limits per le riprese.

Il teatro fu quindi ricostruito con 3 set diversi.

1) La brevissima scena (dura appena un paio di secondi) che mostra l’esterno ha per lungo tempo lasciato grandi punti interrogativi nella mente degli appassionati di location di film. Fu solo nel 2013 che nel blog I am not a stolker di Lindsay (qui il link https://www.iamnotastalker.com/2013/07/31/the-pretty-woman-opera-house-2/), l’autrice, grazie alla sua rete di informatori, individua non solo quale palazzo ha ‘interpretato’ l’esterno dell’Opera House di Pretty Woman, ovvero la Carnegie Music Hall (che fa parte del Carnegie Museum of Natural History) presso il Carnegie Institute di Pittsburgh, ma scopre anche che il breve filmato, in realtà, è tratto da Flashdance (1983), in cui la Carnegie Music Hall era la prestigiosa (e inesistente) Pittsburgh Dance and Repertory Company.

Verificando personalmente (visionando entrambi i film), constato che in effetti il girato è lo stesso anche se il breve spezzone che compare in Pretty Woman è leggermente successivo a quello mostrato in Flashdance.

 


 

2) L’atrio e le scale dell’Opera House appartengono al Museo di Storia Naturale di Los Angeles.

3) Il teatro vero e proprio, infine, era un set realizzato appositamente per il film. “Il palco fu costruito sul lato del palcoscenico da Albert Brenner”, spiega Marshall nel commento audio del film. “Non potevamo permetterci di costruire un intero teatro. Per le riprese ci siamo avvalsi degli effetti fatti con le luci. Fu l’unione perfetta tra lo scenografo, il fotografo, la direzione artistica, tutti uniti per portarvi ad un’opera fatta usando un muro e una superficie piatta per farvi credere di essere davvero all’opera. Quando il set è limitato devi andare su e giù. C’era la gru che si muoveva”.

Forse è proprio vero che “Hollywood è la città dei sogni”

 

La motivazione per cui ‘La pratica del canto lirico in Italia’ è stato inserito nel Patrimonio Immateriale dell’Umanità nel 2023:

“Il canto lirico italiano è un modo di cantare fisiologicamente controllato che migliora la potenza portante della voce in spazi acustici come auditorium, anfiteatri, arene e chiese. Eseguito da persone di tutti i sessi, è associato a specifiche espressioni facciali e gesti del corpo e prevede una combinazione di musica, teatro, recitazione e messa in scena. I cantanti sono identificati dall’estensione vocale e divisi in più registri (tenore, baritono, basso, soprano, mezzosoprano e contralto). Le conoscenze e le competenze relative al canto lirico italiano vengono trasmesse oralmente tra maestro e allievo, attraverso esercizi vocali e l’introduzione graduale a repertori e stili musicali diversi. Alla trasmissione della pratica contribuiscono anche le esibizioni in recital, scuole e laboratori di canto, così come l’educazione formale nei conservatori e nelle accademie. Inoltre, l’inizio della stagione lirica spesso coincide con feste e cerimonie locali. La pratica promuove la coesione collettiva e la memoria socioculturale ed è strettamente legata ad altri elementi culturali, come i luoghi acustici e la poesia. Dipende anche da altre professioni come scenografia e light design, sartoria di costumi, scenografia e trucco. Mezzo di libera espressione e dialogo intergenerazionale, il suo valore culturale è riconosciuto a livello nazionale e internazionale”.

 


 

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