di Valerio Brandi
“Dopo di me, il
diluvio!” (Après moi, le déluge!) è
una frase storica attribuita a Re Luigi XV che immaginava che i suoi errori e
quelli del suo bisnonno Luigi XIV avrebbero gravato non solo sul suo successore
ma sulla stessa istituzione monarchica francese.
Forse questa frase l’ha invece detta Madame de
Pompadour, amante del Beneamato, fatto sta... che la profezia si è realmente
avverata!
Dopo una serie di avvenimenti lunghi e travagliati, la Rivoluzione
Francese è riuscita ad abolire ufficialmente la monarchia, e così Luigi XVI e
ciò che è rimasto della sua famiglia e della sua corte sono stati rinchiusi inizialmente
nel palazzo adiacente alla Torre del Tempio e poi proprio in quest’ultima, in
attesa del processo che decreterà la loro fine.
Una storia fin troppo nota (per quel che riguarda l’Italia, almeno per
tutte le generazioni precedenti alla riforma Moratti) ma che Gianluca Jodice ha
deciso di raccontare nel dettaglio in Le
Déluge - Gli ultimi giorni di Maria Antonietta, proponendoci un secondo
lungometraggio molto simile al suo precedente, Il cattivo poeta, dove ci aveva mostrato l’ultimo periodo di vita
di Gabriele D’Annunzio.
Trattandosi di una produzione italo-francese è stato effettuato un ottimo
lavoro sia dal punto di vista delle ambientazioni che per la scelta delle
comparse (il ‘contagio stile Bridgerton’
di Netflix, quindi, è stato ampiamente scongiurato), così come la storia è
stata raccontata nella maniera più veritiera possibile in quanto ci si è potuti
basare sugli scritti di Jean Baptiste Cant Hanet, detto Clery, valletto di Re
Luigi XVI e autore del libro “Il
prigioniero del tempio. Detenzione, processo e morte di Luigi XVI”.
Per interpretare Re Luigi XVI è stato scelto Guillaume Canet (Asterix & Obelix - Il regno di mezzo)
che oltre ad essere particolarmente somigliante al vero sovrano ha saputo
mostrare tutte le debolezze ma anche tutta l’umanità di un uomo onesto (che fu
indubbiamente riformista nei suoi primi anni di regno) che ha avuto la sfortuna
di essere Re.
Ottima scelta anche quella di Mélanie Laurent (indimenticabile Shosanna in Bastardi senza gloria) per Maria
Antonietta. L’inizio ci mostra tutta l’altezzosità dell’austriaca che non si è
ancora resa conto della reale situazione ma, messa di fronte a tutte le
barbarie e le crudeltà del popolo francese, cambierà radicalmente,
sacrificandosi per il bene dei suoi figli e riconciliandosi un minimo con un
marito per lungo tempo assente e anaffettivo, fino all’esplosione finale di
dolore per la sorte di quest’ultimo.
Una parte della scena ce l’hanno non solo i soldati ma anche i politici della
rivoluzione che, ad esecuzione ormai decisa, sembrano perfino provare rimpianto
per la sorte di Luigi Capeto, anche se le loro alla fine sono lacrime di
coccodrillo, perché chi conosce la storia sa che successivamente sono state
condannate a morte non solo Maria Antonietta ma anche Elisabetta di Borbone –
Francia (qui interpretata da Aurore Broutin), sorella del Re, così come il
Delfino Luigi Carlo di Borbone (Vidal Arzoni) è morto a soli dieci anni per le
condizioni durissime della sua prigionia (si salvò quindi solo la principessa
Maria Teresa che in questo film ha il volto espressivo della giovanissima Anouk
Darwin Homewood).
Una storia fortemente drammatica a giudicare dal montato finale che ci ha
mostrato le sequenze con colori decisamente più opachi di quelli reali (come se
ci fosse sempre un cielo nuvoloso intorno alla Torre del Tempio) che, dopo
essere stato presentato in anteprima mondiale alla 77ª edizione del Locarno
Film Festival come film di apertura, arriva finalmente al cinema in Italia
da giovedì 21 novembre 2024 grazie a BIM Distribuzione.
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