domenica 29 dicembre 2024

"Nosferatu" - Il grande ritorno del Conte Orlok

 di Valerio Brandi


Siamo nel 1938 a Wisborg, in Germania, e il giovane agente immobiliare Thomas Hutter (Nicholas Hoult) viene incaricato dal suo principale, il signor Knock (Simon McBurney) di partire al più presto per la Transilvania per concludere una compravendita con il misterioso Conte Orlok (Bill Skarsgård).

Thomas accetta prontamente, fiducioso che l’affare sarà per lui il trampolino di lancio per un avanzamento di carriera, mentre sua moglie Hellen (Lily-Rose Depp) è del parere decisamente opposto: vede in questo viaggio solo un pericolo per il suo amato marito, presentimenti oscuri che hanno origini molto lontane...  

Anche se il primissimo lungometraggio sul personaggio è stato distribuito l’anno precedente, Nosferatu il vampiro del 1922 (qui il nostro articolo #UnescoMovie) diretto da Friedrich Wilhelm Murnau (e prodotto dalla Prana-Film) è stato il primo “adattamento” cinematografico del celebre personaggio nato nel 1897 dalla penna di Bram Stoker.  Virgolette necessarie perché il vampiro protagonista del film si chiama appunto Orlok e non Dracula, così come la città dove intende trasferirsi non è Londra bensì la tedesca (e fittizia) Wisborg, ma le similitudini erano davvero troppe ed evidenti.

Proprio per questo motivo Florence Balcombe, vedova di Bram Stoker, fece causa alla Prana-Film e la vinse, ottenendo “tutte” le copie della pellicola di Murnau in modo da poterle distruggerle. Virgolette di nuovo necessarie perché fortunatamente la disobbedienza di qualcuno permise la salvezza di questo film muto, che oltre a essere considerato uno dei capisaldi del cinema horror ed espressionista ci ha lasciato un’eredità enorme per quel che riguarda l’immaginario collettivo. 

 



Se Bela Lugosi con il suo Dracula ci ha regalato la versione inquietante ma al tempo stesso esteticamente curata del personaggio di Bram Stoker, Orlok è esattamente l’altra faccia della medaglia: un essere vivente completamente privo di fascino, talmente brutto e spaventoso da non sembrare quasi un essere umano.  

La prima versione, sostanzialmente quella ufficiale (oltre a chiamarsi Dracula il film del 1931 fu legalmente negoziato con Florence Balcombe Stoker), è stata quella che ha perdurato più a lungo, con l’eredità estetica di Bela Lugosi che è stata raccolta successivamente da altri attori di bell’aspetto come Christopher Lee, Gary Oldman e Richard Roxburgh.  

La versione di Orlok è stata invece decisamente meno utilizzata, anche se prima di Eggers aveva avuto di nuovo risalto grazie a Werner Herzog (regista del remake del capolavoro di Murnau datato 1979, Nosferatu, il principe della notte) e a Demeter - Il risveglio di Dracula.  In questi due lungometraggi il vampiro si chiama comunque Dracula ma almeno è tornato ad essere un personaggio dall’aspetto terribile come lo aveva appunto immaginato oltre 100 anni fa Murnau.  

Dalla sinossi di Nosferatu (2024) inserita all’inizio della recensione si può subito notare che il regista di The Lighthouse ha deciso di utilizzare anche i vecchi nomi dei personaggi del film muto, oltre appunto alla versione spaventosa del protagonista.  

Ma, come evidenziato da Willem Dafoe (interprete del Professor Albin Eberhart Von Franz) in occasione dell’anteprima stampa romana, il film di Eggers non è assolutamente un remake copia e incolla dell’opera di Murnau ma una versione personale del regista classe 1983. Le differenze ci sono e sono tali da rendere autoriale anche questo suo lavoro, ma al tempo stesso lo spirito del capolavoro originale non è stato minimamente stravolto.  




La prima cosa che si può notare in Nosferatu del 2024 è che non sembra affatto un film prodotto dalla Hollywood contemporanea, perché al pari di The Northman non ci sono forzature riguardo al casting in nome delle ideologie moderne: la Germania così come la Transilvania sembrano dunque abitate dalle reali popolazioni del diciannovesimo secolo e non da quelle delle grandi metropoli occidentali contemporanee.

Questo è un ingrediente fondamentale, ma non è stato l’unico in grado di rendere gustosa la torta finale di questo Nosferatu: oltre al più che logico miglioramento riguardo agli effetti speciali e visivi rispetto a un film muto di oltre un secolo fa, Robert Eggers ci ha mostrato una storia ancor più cinica e spaventosa.  

Il trucco e parrucco su Bill Skarsgård hanno reso il suo Orlok ancora più orrendo della versione di Max Schreck, tanto che per non far scappare subito il povero Hutter il malvagio Conte deve nascondere il suo volto grazie a un gioco di luci e ombre per quasi tutto il tempo, ma una volta che l’agente immobiliare è entrato nel vecchio castello non gli è più permesso di uscire. La sua reclusione, così come la sua rocambolesca fuga, è quindi molto più drammatica rispetto a quella espressa da Gustav von Wangenheim. 

Nicholas Hoult è stata una scelta ideale per questo personaggio, anche solo per il fatto che aveva già interpretato un ruolo quasi identico in un altro film Universal a tema Dracula, ossia Renfield (qui la nostra recensione). Loro sono i principali protagonisti, ma non sono gli unici: gli altri personaggi sono stati messi maggiormente in risalto rispetto al passato non solo per via del maggior minutaggio (132’ rispetto ai 94’ del primo film) ma anche grazie alla sapiente scrittura e direzione di Eggers.  




Primo fra tutti quello di Ellen Hutter: il prologo in bianco e nero (che viene poi ripreso più volte nel corso del lungometraggio) ci mostra le motivazioni per cui ha un brutto presentimento nei confronti del viaggio del marito, e poi c’è tutto il discorso della sua sessualità che viene amplificato rispetto alle interpretazioni fatte sul suo personaggio già negli anni ‘20, senza dimenticare che rispetto al passato c’è anche più libertà riguardo alle scene di nudo femminile.  

Molto più dettagliata ed inquietante anche la versione di Knock di Simon McBurney rispetto a quella Alexander Granach, mentre il personaggio di Willem Dafoe, oltre ad essere assente nella pellicola del 1922, ricorda per certi versi un altro ruolo dell’attore ormai “romanizzato”, il dottor Godwin "God" Baxter di Povere Creature! (qui la nostra recensione).

Forse l’unica nota stonata di questo nuovo Nosferatu è Aaron Taylor-Johnson, la cui recitazione è risultata per gran parte del tempo troppo impostata, risultando quindi macchiettistica. Un singolo neo che magari verrà cancellato dal doppiaggio italiano, che sarà disponibile quando il film uscirà al cinema il 1° gennaio 2025 (con anteprime speciali il 31 dicembre 2024), distribuito da Universal Pictures Italia.

 



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