di Valerio Brandi
Siamo nel 1938 a Wisborg, in Germania, e il giovane agente immobiliare Thomas Hutter (Nicholas Hoult) viene incaricato dal suo principale, il signor Knock (Simon McBurney) di partire al più presto per la Transilvania per concludere una compravendita con il misterioso Conte Orlok (Bill Skarsgård).
Thomas accetta prontamente, fiducioso che
l’affare sarà per lui il trampolino di lancio per un avanzamento di carriera,
mentre sua moglie Hellen (Lily-Rose Depp) è del parere decisamente opposto:
vede in questo viaggio solo un pericolo per il suo amato
marito, presentimenti oscuri che hanno origini molto lontane...
Anche se il primissimo lungometraggio sul personaggio
è stato distribuito l’anno precedente, Nosferatu
il vampiro del 1922 (qui il nostro articolo #UnescoMovie) diretto da Friedrich Wilhelm Murnau (e prodotto
dalla Prana-Film) è stato il primo “adattamento” cinematografico del
celebre personaggio nato nel 1897 dalla penna di Bram
Stoker. Virgolette necessarie perché il vampiro protagonista del
film si chiama appunto Orlok e non Dracula, così come la città dove
intende trasferirsi non è Londra bensì la tedesca (e fittizia) Wisborg, ma
le similitudini erano davvero troppe ed evidenti.
Proprio per questo motivo Florence Balcombe, vedova di Bram Stoker, fece causa alla Prana-Film e la vinse, ottenendo “tutte” le copie della pellicola di Murnau in modo da poterle distruggerle. Virgolette di nuovo necessarie perché fortunatamente la disobbedienza di qualcuno permise la salvezza di questo film muto, che oltre a essere considerato uno dei capisaldi del cinema horror ed espressionista ci ha lasciato un’eredità enorme per quel che riguarda l’immaginario collettivo.
Se Bela Lugosi con il suo Dracula ci ha regalato
la versione inquietante ma al tempo stesso esteticamente curata del personaggio
di Bram Stoker, Orlok è esattamente l’altra faccia della medaglia: un
essere vivente completamente privo di fascino, talmente brutto e spaventoso da
non sembrare quasi un essere umano.
La prima versione, sostanzialmente quella ufficiale
(oltre a chiamarsi Dracula il film
del 1931 fu legalmente negoziato con Florence Balcombe Stoker), è stata
quella che ha perdurato più a lungo, con l’eredità estetica di Bela
Lugosi che è stata raccolta successivamente da altri attori di
bell’aspetto come Christopher Lee, Gary Oldman e Richard Roxburgh.
La versione di Orlok è stata invece decisamente
meno utilizzata, anche se prima di Eggers aveva avuto di nuovo risalto grazie a
Werner Herzog (regista del remake del capolavoro di Murnau datato 1979, Nosferatu, il principe della notte) e a Demeter - Il risveglio di Dracula.
In questi due lungometraggi il vampiro si chiama comunque Dracula ma
almeno è tornato ad essere un personaggio dall’aspetto terribile come
lo aveva appunto immaginato oltre 100 anni fa Murnau.
Dalla sinossi di Nosferatu
(2024) inserita all’inizio della recensione si può subito notare che il regista
di The Lighthouse ha deciso di
utilizzare anche i vecchi nomi dei personaggi del film muto, oltre appunto alla
versione spaventosa del protagonista.
Ma, come evidenziato da Willem Dafoe (interprete del
Professor Albin Eberhart Von Franz) in occasione dell’anteprima stampa romana,
il film di Eggers non è assolutamente un remake copia e incolla dell’opera di
Murnau ma una versione personale del regista classe 1983. Le differenze ci sono
e sono tali da rendere autoriale anche questo suo lavoro, ma al tempo stesso lo
spirito del capolavoro originale non è stato minimamente stravolto.
La prima cosa che si può notare in Nosferatu del 2024 è che non sembra
affatto un film prodotto dalla Hollywood contemporanea, perché al pari di The Northman non ci sono
forzature riguardo al casting in nome delle ideologie moderne: la Germania
così come la Transilvania sembrano dunque abitate dalle reali popolazioni del
diciannovesimo secolo e non da quelle delle grandi metropoli occidentali
contemporanee.
Questo è un ingrediente fondamentale, ma non è stato
l’unico in grado di rendere gustosa la torta finale di questo Nosferatu: oltre al più che logico
miglioramento riguardo agli effetti speciali e visivi rispetto a un film muto
di oltre un secolo fa, Robert Eggers ci ha mostrato una storia ancor più cinica
e spaventosa.
Il trucco e parrucco su Bill Skarsgård hanno
reso il suo Orlok ancora più orrendo della versione di Max Schreck, tanto
che per non far scappare subito il povero Hutter il malvagio Conte deve
nascondere il suo volto grazie a un gioco di luci e ombre per quasi
tutto il tempo, ma una volta che l’agente immobiliare è entrato nel vecchio
castello non gli è più permesso di uscire. La sua reclusione, così come la sua
rocambolesca fuga, è quindi molto più drammatica rispetto a quella espressa da
Gustav von Wangenheim.
Nicholas Hoult è stata una scelta ideale per questo
personaggio, anche solo per il fatto che aveva già interpretato un ruolo quasi
identico in un altro film Universal a tema Dracula, ossia Renfield (qui la nostra recensione). Loro sono
i principali protagonisti, ma non sono gli unici: gli altri
personaggi sono stati messi maggiormente in risalto rispetto al passato
non solo per via del maggior minutaggio (132’ rispetto ai 94’ del
primo film) ma anche grazie alla sapiente scrittura e direzione di
Eggers.
Primo fra tutti quello di Ellen Hutter: il prologo in
bianco e nero (che viene poi ripreso più volte nel corso del lungometraggio) ci
mostra le motivazioni per cui ha un brutto presentimento nei confronti del
viaggio del marito, e poi c’è tutto il discorso della sua sessualità che viene
amplificato rispetto alle interpretazioni fatte sul suo personaggio già
negli anni ‘20, senza dimenticare che rispetto al passato c’è anche più libertà
riguardo alle scene di nudo femminile.
Molto più dettagliata ed inquietante anche la versione
di Knock di Simon McBurney rispetto a quella Alexander Granach, mentre il
personaggio di Willem Dafoe, oltre ad essere assente nella pellicola del 1922,
ricorda per certi versi un altro ruolo dell’attore ormai “romanizzato”, il
dottor Godwin "God" Baxter di Povere
Creature! (qui la nostra recensione).
Forse l’unica nota stonata di questo nuovo Nosferatu è Aaron Taylor-Johnson, la cui
recitazione è risultata per gran parte del tempo troppo impostata, risultando
quindi macchiettistica. Un singolo neo che magari verrà cancellato dal
doppiaggio italiano, che sarà disponibile quando il film uscirà al cinema il 1°
gennaio 2025 (con anteprime speciali il 31 dicembre 2024), distribuito da
Universal Pictures Italia.
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