di Silvia Sottile
Itaca. Il Ritorno di Uberto Pasolini con protagonisti Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Charlie Plummer, Marwan Kenzari, con Claudio Santamaria e con Ángela Molina, sarà al cinema dal 30 gennaio, distribuito da 01 Distribution.
Il film, presentato in anteprima
al Toronto International Film Festival e alla Festa del Cinema
di Roma (qui la conferenza stampa), è una coproduzione Italia, Grecia, Regno Unito,
Francia, è prodotto da Picomedia con Rai Cinema, Heretic,
Ithaca Films, Kabo Films, Marvelous Productions, in coproduzione con Greek
Film Centre e ERT SA, in associazione con The UK Global
Screen Fund.
Un'Odissea dello spirito, senza viaggi, senza mostri,
senza dei. Solo un uomo sfinito che torna a casa dopo anni di lontananza, una
moglie tenace che lotta per mantenere la fede in un suo inatteso ritorno e il
viaggio di un figlio verso l’età adulta, diviso tra l’amore per sua madre e il
peso del mito di suo padre. Una famiglia separata dal tempo e dalla guerra,
riunita dall’amore, dal senso di colpa e dalla violenza.
Una delle storie più antiche, raccontata da un nuovo
punto di vista. La personale rilettura dell’Odissea da parte di Uberto Pasolini
trasforma il mito in un racconto universale, dove il vero viaggio non è
attraverso mari sconosciuti, ma nelle profondità dell’animo umano. Un mito
antichissimo ma sempre attuale e contemporaneo, in cui tutti possiamo
riconoscerci. Non il mito dell’eroe. Ma quello di un uomo stremato. Dalla
guerra, dal dolore, dalla lontananza, dal rimpianto.
Nello specifico, la scelta di Pasolini di concentrarsi
esclusivamente sul climax dell’Odissea, il ritorno di Ulisse a Itaca (il film
inizia infatti proprio nel momento del ritorno, senza le epiche distrazioni del
mitologico viaggio per mare e le rocambolesche peripezie), rende il film
particolarmente intimo e intenso, dandogli una forte dimensione umana.
Punta difatti l’accento proprio sull’uomo, non sull’eroe reduce dalla Guerra di Troia ma sul padre e marito fallito che fa finalmente ritorno a casa, dove trova una situazione dolorosa e difficile da affrontare. Ma dove soprattutto si ritrova a fare i conti con le proprie mancanze e con l’enorme senso di colpa per aver abbandonato famiglia e patria.
Itaca. Il
Ritorno, più
che un film epico, è una pellicola profondamente umana, cruda e toccante al
tempo stesso, sanguinaria (per la violenza di una specifica scena sul
finale che chi ricorda l’opera di Omero non avrà dubbi a immaginare) ma anche
commovente. È un racconto universale che parla delle devastanti conseguenze
delle guerre (a breve e a lungo termine, nella realtà concreta ma anche per le
ferite che lacerano l'anima), eppure lascia spazio alla speranza, all’amore al
di là del tempo e dello spazio, al perdono, alla possibilità di fare ammenda e
riconciliarsi. Senza tuttavia dimenticare le sofferenze patite.
La ricostruzione scenografica è abbastanza scarna,
senza fronzoli. Fattore necessario per non distogliere
l’attenzione dalle emozioni. Il ritmo lento, tuttavia, rischia di appesantire
la narrazione.
Il fascino principale di Itaca. Il Ritorno risiede comunque nell’intensa interpretazione
di Ralph Fiennes, la cui incredibile chimica con Juliette Binoche non può che
riportare alla mente Cime Tempestose (1992) e Il Paziente Inglese (1996).
È sempre uno spettacolo straordinario vederli recitare insieme sul grande schermo.
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