di Silvia Sottile
Desiderio di vendetta o speranza di riabbracciare l’amata Mercedes? Cos’è che tiene maggiormente in vita Edmond Dantès, rinchiuso ingiustamente nelle segrete del Castello d’If per quindici lunghi anni?
Sono entrambi i sentimenti ad animare prima la
prigionia di Edmond e poi la sua ritrovata libertà, avvenuta grazie
all’incontro provvidenziale con l’Abate Faria, che gli rivela l’esistenza di un
tesoro nascosto sull’isola di Montecristo.
Dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma,
da lunedì 13 gennaio in prima serata su Rai 1 arriva Il Conte di Montecristo, serie-evento in quattro puntate prodotta
da Palomar (a Mediawan Company) in collaborazione con DEMD Productions e in
collaborazione con Rai Fiction, France Télévisions, Mediawan Rights ed
Entourage Media.
Diretta dal Premio Oscar® Bille August (Pelle alla
conquista del mondo), la serie è interpretata da Sam Claflin (Edmond Dantès
– Il Conte di Montecristo), Mikkel Boe Følsgaard (Gérard Villefort), Ana
Girardot (Mercedes), Blake Ritson (Danglars), Karla-Simone Spence (Haydée),
Lino Guanciale (Vampa – Il Conte Spada), Michele Riondino (Jacopo), Gabriella
Pession (Hermine Danglars), Harry Taurasi (Fernand), Poppy Corby-Tuech
(Héloïse), Nicolas Maupas (Albert), Amaryllis August (Valentine), Jason Barnett
(Caderousse) e dal Premio Oscar® Jeremy Irons nel ruolo dell’Abate Faria.
“La mia vendetta
sarà pari alla loro colpa”, dice a un certo punto Edmond Dantès nella serie
tv. E la colpa di Villefort, Danglars e Fernand è enorme: aver tramato contro
di lui accusandolo di essere un cospiratore bonapartista per trarne ognuno un
vantaggio per sé.
Intrigo, complotto, odio e amore, perdono e vendetta,
speranza e disperazione: questi i grandi temi che si intrecciano nel celebre romanzo
ottocentesco scritto da Alexandre Dumas.
Una volta diventato il Conte di Montecristo, Edmond
tesse dunque nuove alleanze e, con il denaro che gli apre molte porte, dimostra
gratitudine verso chi gli è stato fedele, mentre assapora a piccole dosi il gusto
amaro della vendetta, dal quale sembra non potersi esimere, mettendo in atto la
più spietata delle vendette nei confronti di chi lo ha condannato a un ingiusto
destino. Non uccidendo i colpevoli, quindi, ma “distruggendoli senza che loro se ne accorgano”.
In questa esecuzione della legge del contrappasso, che lo porta a cercare di riconquistare il tempo e l’amore perduti, Sam Claflin è il perfetto interprete di Edmond Dantès – Il conte di Montecristo, affiancato da uno straordinario Jeremy Irons – Abate Faria che, insieme a un cast eccezionale e alla regia elegante di Bille August, iscrive questa grande produzione internazionale nel novero di quelle indimenticabili.
Alla Festa del Cinema di Roma abbiamo avuto il piacere
di incontrare il regista Bille August, il protagonista Sam Claflin e Jeremy
Irons. Ecco cosa ci hanno raccontato:
Ci
sono delle storie, dei romanzi, che pur essendo ormai dei classici, ogni volta
che li leggi, sembra la prima volta. Che cosa c’è di così universale in questo
romanzo tanto che ogni tanto si sente la voglia di ri-raccontare questa storia?
Bille August: “Per
me Il Conte di Montecristo è la migliore storia mai raccontata sulla vendetta. Il
tema della vendetta è un tema universale e sempre attuale. La cosa
interessante? Edmond ha deciso di vendicarsi. Non soltanto andare e uccidere
chi gli ha fatto il torto ma anche il modo sofisticato in cui pianifica la sua
vendetta. E vuole farlo in un modo che sia simile al danno che è stato
perpetrato nei suoi confronti. È ciò che rende questa storia così affascinante.
Con la sua vendetta perde anche la sua capacità di amare. È la complessità di
questa storia che mi sembra così necessaria e importante e mi porta a tornare a
raccontarla. Quello che volevamo evitare era fare il solito film in costume che
si fermasse ai costumi ma volevamo andare a fondo nei personaggi e mettere in
evidenza l’interazione tra loro che è la forza motrice della storia in modo
tale che lo spettatore possa veramente entrare ed essere coinvolto”.
“Il Conte di
Montecristo è una delle più grandi storie di vendetta mai raccontate. Abbiamo
cercato di condensare questa storia intensa in una serie televisiva in otto
episodi da 50’ che ci ha permesso di rendere omaggio a questo romanzo complesso
e articolato, in tutta la sua epicità, attraverso uno stile visivo fortemente
spettacolare e a un cast straordinario, che ha saputo arricchire il viaggio del
protagonista, Edmond Dantès, nel suo percorso di vendetta nei confronti degli
uomini che gli hanno rubato venti anni di vita e il suo unico vero amore. In
questa sua implacabile ricerca, Edmond tesse intrichi raffinatamente spietati,
intrappolando non solo i suoi nemici, ma tutti quelli che entrano nella sua
orbita, gettando luce e speranza sull’umanità e restituendo anche a noi la
fiducia nel potere salvifico dell’amore”.
Sam Claflin: “Sì,
credo che la cosa bellissima di far parte di questa produzione è che abbiamo
avuto 8 ore per dissezionare questo romanzo epico ed entrare in tutti dettagli di
ogni personaggio. E non è solo la storia di Edmond ma è la storia di tutti i
personaggi che lo circondano, costruire il suo mondo. Il romanzo, in modo
straordinario, permette a chi legge di sparire ed essere assorbito totalmente
nel mondo del Conte di Montecristo. È stata una enorme gioia ma anche una
grossa sfida calarsi nei panni di questo personaggio così complesso. Ma i
personaggi migliori da interpretare sono quelli difficili da capire a fondo. Quello
che ho amato nella visione di Bille è che permette allo spettatore, al pubblico
e a noi attori di entrare a fondo in quel mondo e di rapportarci a loro,
sentire empatia, anche per i cattivi. Sì, è veramente un’interpretazione a 360°”.
Jeremy Irons: “Sono
in una piccola parte del film ma penso che il mio compito era quello di
conoscere Edmond, incoraggiarlo e dargli speranza. Trasmettergli la saggezza
che lui, l’Abate, ha acquisito attraverso la sua vita che gli consente poi di vivere
in questa piccola cella a lungo. E per renderlo reale e contemporaneo, come ha
detto Bille. È di questo che parlano le storie, le interazioni e le vere
emozioni. E cerco di farlo, proprio come la storia lo richiede. È il terzo film
che faccio con Bille, è un regista di cui mi fido pienamente. È un regista che
attraverso una forma di semplicità riesce ad arrivare al centro, al cuore della
situazione quando gira. Arriva alle vere emozioni, non nasconde, non le offusca
con gli effetti, con i montaggi e con i tagli. Quando ho visto i primi 4
episodi ero a Los Angeles e ho sentito tutto l’impatto visivo della città. Poi ho
visto i filmati e ho sentito la chiarezza, la semplicità che permette agli
attori di far emergere veramente l’essenza del loro personaggio. E questo oggi
è piuttosto raro al cinema ed è ciò che io apprezzo in Bille”.
“La vendetta è
una perdita di tempo e di vita. Penso che sprechiamo fin troppo tempo pensando
a cosa non abbiamo e a cosa vorremmo. Questa storia ci dice quanto è inutile
tutto ciò. Dobbiamo perdonare e andare avanti. È brutto vivere con questo
rancore dentro. Cerchiamo di cambiare le cose in meglio. Siamo qui per poco
tempo. Sprecarlo cercando vendetta è veramente una perdita di tempo”.
Come
avete interagito con il romanzo di Dumas?
Sam Claflin: “Se
devo essere sincero conoscevo il romanzo ma non l’avevo letto prima. Ho cercato
di entrarci il prima possibile per avere un’idea chiara della situazione, che
cosa si prefiggono i personaggi. Il materiale sorgente è sempre utile però non
deve diventare una Bibbia. Deve essere un’indicazione perché quello che
raccontiamo è la visione di Bille, la sua interpretazione visiva. E ovviamente
come attori portiamo il nostro modo di lavorare ed è un’esperienza
collaborativa. Credo debba essere così, è un lavoro di squadra. Non c’è un’unica
maniera di fare cinema, questo è il modo in cui a me piace lavorare. Credo che
sia importante che le parole nella sceneggiatura siano quelle a cui mi sono
attenuto piuttosto che quelle del romanzo. Come attore, soprattutto con una
formazione teatrale, il testo, la sceneggiatura, il copione, è il Vangelo. Le parole
di Shakespeare non puoi cambiarle, sono di Shakespeare. Quando leggo le battute
devo capire la ragione per cui sono state scritte, il rapporto è sempre tra me
e il dialogo. È quello che mi muove, mi guida nel mio rapporto con il
personaggio. Le battute sulle pagine sono il personaggio. Devo capire perché le
devo dire. E questo viaggio, quest’esplorazione, è sempre la parte più bella
per me. Perché non ci sono due persone che sono uguali e nessuno dei personaggi
che interpreto deve essere come me. Ogni personaggio ha il suo modo di pensare,
le sue opinioni, la sua mente. E il mio lavoro come attore è di darmi una forma
che mi conformi al personaggio, non viceversa, non far sì che il personaggio
sia me. Ecco, questa è la gioia di fare quello che faccio. Questa è una
sceneggiatura perfettamente cesellata, molto densa, molto intensa ma scritta
benissimo. È una storia fantastica, un grandissimo romanzo e un grandissimo
personaggio”.
Bille August: “Una
cosa molto importante riguardo alla letteratura che viene trasformata in film è
questa: se scegli un romanzo, della letteratura come base per un film, devi
trovare una storia nella storia. Se prendi il romanzo per fare il film, diventa
letteratura illustrata e non funziona mai. Quindi per essere fedele a un romanzo,
devi essere infedele. Mettere in scena la letteratura è anche un po’ tradirla. Devi
avere un’idea molto chiara di qual è la premessa della storia e di cosa vuoi
dire, altrimenti non funziona. Noi l’abbiamo gestito bene e credo che ci siamo
riusciti in questo caso. Quando Edmond esce dalla prigione ha un’idea molto
chiara, ovvero che vuole vendicarsi. E cerca di capire chi l’ha tradito. Segue tutte
le piste, tutte le indicazioni, trova queste persone e poi crea la sua vendetta
nel modo più sofisticato perché voleva che i responsabili soffrissero tanto
quanto lui aveva sofferto. Questo era il suo piano. L’ha orchestrato tutto
molto bene, per questo la storia è fantastica, perché è così sofisticata. Ma purtroppo
non è felice. Chiudo con le parole di Richard Nixon in un’intervista poco dopo
lo scandalo Watergate. Lui disse: ‘Ti possono odiare, ti possono umiliare, ti
possono svilire. Non importa. È soltanto il momento in cui tu odi che ti farà
male dentro’. Ed è questo che succede ad Edmond, che quest’odio gli si ritorce
contro”.
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