di Silvia Sottile
Stanco, in lotta con la malinconia dei ricordi, ma pur sempre con un grande talento nel condurre le indagini: su Rai 2, mercoledì 19 febbraio in prima serata alle 21.25, torna Rocco Schiavone, il vicequestore in forza alla Polizia di Stato interpretato da Marco Giallini, con la sesta stagione e una serie di nuovi episodi – quattro serate da 100 minuti – che lo vedranno alle prese con complicati casi da risolvere.
Tratta dai romanzi e racconti di Antonio Manzini editi da Sellerio, la serie Rocco Schiavone è una coproduzione Rai Fiction, Cross productions e Beta Film. La regia è di Simone Spada.
Rocco Schiavone è un personaggio letterario,
protagonista dei romanzi polizieschi scritti da Antonio Manzini, prima di
diventare il protagonista della fortunata fiction tv.
Romano fin nel midollo, Schiavone è un vicequestore in
forza alla Polizia di Stato che si ritrova a dover svolgere le sue funzioni ad
Aosta, una città che non ama. È sarcastico – nel senso più romanesco del
termine – maleducato, cinico quanto basta e odia il suo lavoro. Però ha talento.
Trasferito per motivi disciplinari ad Aosta – città
che non ama – Rocco Schiavone è un uomo con un senso etico tutto
personale, che raramente coincide con quello che un poliziotto dovrebbe avere:
è sboccato, brusco, con un passato oscuro e molti scheletri nell’armadio e le
sue azioni spesso esondano i margini della legalità.
SINOSSI SESTA STAGIONE
Per Rocco Schiavone non è facile tornare a svolgere i
propri compiti di vicequestore di Aosta, soprattutto da quando deve convivere
con la consapevolezza del tradimento dell'amico Sebastiano, responsabile della
morte della moglie Marina. Rocco è intrappolato in una solitudine profonda
e spesso sente di doversi caricare il peso del mondo sulle spalle.
Così, per sfuggire al proprio passato, si butta nel
lavoro occupandosi della morte di un giovane precipitato da un burrone in alta
montagna. La dinamica del presunto incidente non convince Rocco che indaga su
tre giovani altolocati in vacanza con la vittima che nascondono la verità
sull’accaduto. Ma Rocco, abituato a districarsi tra le bugie, scova il
colpevole rapidamente, giusto in tempo per correre verso per la capitale dove
lo attendono per testimoniare al processo contro Mastrodomenico, il dirigente
degli Interni implicato nell'affaire Baiocchi. Rocco si trova così di nuovo
faccia a faccia con i propri fantasmi: con il ricordo della morte di Marina,
con il tradimento dell’amico Sebastiano e con il doppio gioco dell’ispettrice
Rispoli, di cui si fidava e che rivede in tribunale dopo molto tempo.
Con il cuore pesante, Rocco cammina per le strade
della sua città che ora gli sembra estranea e anche il ritrovo con gli amici di
sempre, Brizio e Furio, non ha più lo stesso sapore. Furio, infatti, sconvolto
dalla verità su Sebastiano, desidera vendetta ma Rocco lo esorta a lasciar
perdere.
Di ritorno ad Aosta, Schiavone viene subito chiamato
sul campo: nel bosco di Saint Nicolas sono state rinvenute ossa appartenenti a
un bambino. La scoperta scuote tutta la squadra che si dedica anima e
corpo alle indagini per dare un nome a quei resti. Perfino l’agente Italo
Pierron si dà fare, nonostante da tempo trascuri il proprio lavoro a causa del
gioco d’azzardo, il losco giro di partite truccate che lo ha trasformato da
vittima a carnefice. Rocco, infatti, non si fida più di lui, convinto che prima
o poi Italo farà una brutta fine.
Dopo giorni di lavoro, finalmente, si scopre
l’identità del bambino: Mirko Sensini, scomparso da Ivrea sei anni prima. La
notizia sconvolge la madre, Amalia, e lo zio, Roberto. Le indagini si
concentrano sulla pista di una violenza subita dalla vittima e gli agenti
scandagliano la fitta rete di chat pedofile online in cerca di un collegamento
con Mirko. Decifrare quelle conversazioni e svelare le identità degli utenti è
cruciale per trovare i responsabili.
Tuttavia, la distanza temporale rende il caso molto
complesso, così Rocco e Antonio decidono di recarsi a Ivrea per ricostruire gli
ultimi spostamenti di Mirko, confrontandosi anche con lo zio.
Grazie alla collaborazione di tutta la squadra e ad
alcune brillanti intuizioni di Schiavone, i colpevoli di questo crudele
omicidio acquistano un volto, ma perfino l’epilogo della vicenda si rivela
sconvolgente. Rocco avrebbe bisogno di staccare e riprendere fiato dopo la
risoluzione di un caso del genere, ma viene raggiunto da una telefonata
improvvisa di Brizio che gli comunica che Furio è partito per il Sudamerica
alla ricerca di Sebastiano. Temendo il peggio, Rocco e Brizio non hanno altra
scelta che partire anche loro nella speranza di trovare Furio prima che sia
troppo tardi. In un paese straniero, con pochi contatti e indizi, non è facile
mettersi sulle tracce dell’amico misteriosamente scomparso, così Rocco deve
appellarsi alle proprie capacità investigative per venirne a capo. Quando
finalmente i tre amici si riuniscono, decidono di finire il viaggio insieme.
Di nuovo in viaggio, Rocco è consumato da pensieri e
dubbi. Un’amara malinconia lo pervade e si domanda se riuscirà, questa volta, a
chiudere per sempre con il proprio passato.
NOTE DI REGIA
“‘Per essere giovani, veramente giovani ci
vuole tempo’, così diceva Pablo Picasso. Se penso alla
sesta stagione di Rocco Schiavone che abbiamo girato quest’anno, penso che
questa frase possa racchiudere il senso di quello che abbiamo fatto. Per me è
la quarta stagione come regista e mai come questa volta ho sentito la
“leggerezza” della saggezza e dell’esperienza che tutti noi, attori e
collaboratori artistici abbiamo maturato con l’età e gli anni.
Il viso di Giallini sempre più “ciancicato”,
stropicciato, consapevole, svogliato e vigile, mobile e fermo ne è la
dimostrazione più tangibile. Questa sesta è una stagione particolare, forse per
me la più difficile e per questo è stata una meravigliosa sfida perché
complessa. Una stagione nella quale si mantengono le linee guida del
protagonista e dei luoghi che lo circondano, dei personaggi e della narrazione
che tanto piace al nostro pubblico ma che allo stesso tempo ci ha portato a
muoverci molto, a spostarci, a creare un dinamismo di immagini e luoghi che
arricchisce decisamente “il viaggio” di Schiavone e lo rende per questo
“giovane”.
Rocco stupisce sempre e invecchiando si rinnova,
sembra non accontentarsi mai anche quest’anno e non solo per la diversità dei
casi verticali, che mi hanno permesso di raccontare un Rocco che ha a che fare
con un’umanità variegata, dolorosa, a volte ripugnante ma anche per i luoghi,
dagli immancabili boschi innevati della Valle d’Aosta, agli chalet in alta
quota raggiungibili solo in elicottero, fino a Roma, a Ivrea e all’incredibile
Sudamerica.
Il Rocco di questa stagione è fatto di tanti conflitti
e sfumature interiori: ferito, stanco, in lotta con la malinconia dei ricordi,
l’amore di Marina, silenzioso ma sofferente per il tradimento dell’amico
Sebastiano che ci regalerà uno dei migliori finali di stagione che abbiamo mai
raccontato.
Rocco vorrebbe sedersi e sparire, ma diventa
straordinario perché non lo fa mai, perché sa che l’unico modo che ha di andare
avanti è fare quello che deve e sa fare anche quando l’ennesimo “decimo
livello” è dietro l’angolo.
E allora butta la sigaretta, la spegne sotto la suola
delle Clarks, si infila le mani nel loden, probabilmente sbuffa e si ributta
nel mondo”.
Simone
Spada
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