di Silvia Sottile
Arriva nei teatri Sissi l’imperatrice con Federica Luna Vincenti. La grande storia dell’inquieta e tormentata vita della leggendaria Elisabetta d’Austria, regina di bellezza e simbolo dell’indipendenza femminile.
Una rivisitazione teatrale
unica e avvincente dedicata
ad una delle protagoniste più amate dal pubblico. Scritto e diretto da Roberto Cavosi, lo spettacolo sarà in tournée in tutta
Italia dal 22 febbraio al 6 aprile.
Partirà da Città di
Castello, con l’attesissima prima nazionale del 22 febbraio al Teatro degli
Illuminati, il viaggio straordinario alla scoperta di una delle donne più
famose di tutti i tempi, l’imperatrice Elisabetta d’Austria,
che tutti noi, grazie ai film, conosciamo con un altro nome, la principessa
Sissi. La sua vita non incarna solamente una vera e propria fiaba con tanto di
carrozze dorate, gioielli, balli a corte, è anche in realtà l’emblema della lotta di una donna indipendente in
contrasto con le convenzioni della sua epoca, la sua storia si mescola a
quella di un impero destinato a scomparire, ma che fino all’ultimo mostrerà al
mondo i suoi splendori e i suoi artigli.
Sissi
l’imperatrice con
Federica Luna Vincenti, è il sorprendente racconto di Elisabetta d’Austria,
una donna che, sottratta all’olografia grazie anche alla pubblicazione dei suoi
diari, ci appare in una veste tanto dirompente quanto irriverente che non può
che affascinarci e colpirci nel profondo.
Figura carismatica e ribelle, anticonformista,
perennemente in lotta con sé stessa e con la realtà che la circondava: imperatrice anti-imperialista, vicina alle
masse operaie, alle minoranze etniche, contraria ad ogni forma di sopraffazione.
Anoressica, in eterno lutto per la morte assurda di due dei suoi figli, cerca
di esorcizzare il dolore attraverso estenuanti sedute ginniche, con l’infinita
cura del suo corpo e la pettinatura dei suoi detestati capelli – “è come
se reggessi sul capo un corpo estraneo, sono schiava dei miei
capelli”.
Dotata di un feroce sarcasmo, fustigava la Corte
asburgica e i nobili – “Una schiatta depravata” – senza mezzi termini.
Non lesinava nemmeno a sé stessa tutta l’amara ironia di cui era capace, un
modo per nascondere in realtà la sua vulnerabilità, la fragilità della sua
anima. Un’anima che cercava in tutti i modi di trovare sollievo rifugiandosi
nella poesia: amante di Heine e di Baudelaire, componeva lei stessa poesie.
Una personalità incredibilmente sfaccettata e
instancabile nella continua e contraddittoria ricerca di cosa poter fare per
migliorare il mondo ed allo stesso tempo di come evadere dalla realtà. Forse la
sintesi di questa suo duplice aspetto sta nella sua ultima volontà, devolvere
ai rifugiati politici ed alle loro famiglie il frutto della vendita postuma dei
suoi diari, delle sue poesie, affidando ad una ipotetica anima del
futuro tale compito, ma non prima di sessant’anni dal 1890. Un
testamento spirituale che, censurato a lungo per le aspre critiche alla Corte
Viennese, ha trovato il suo compimento soltanto nel 1980, quando, al momento
della prima pubblicazione, i diritti d’autore vennero devoluti al Fondo di
Soccorso dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati e i proventi
nell’edizione successiva vennero donati ad Amnesty International, rispettando
così la volontà dell’Imperatrice.
Sissi
l’imperatrice si snoda
in vari quadri, ognuno dei quali prende in esame alcuni aspetti del suo
carattere e pensiero: dalla filosofia al sesso, dalla politica all’arte.
Un percorso ove, senza reticenze, Sissi ci parla di sé, della sua
Weltanschauung, in quel suo modo crudo, cinico e pieno di dolore con cui si
esprimeva – “Le vere lacrime non si possono versare, e quelle che si
versano scorrono tutte invano”, ripeteva spesso. Si sentiva abbandonata, sola
in un mondo crudele dove le guerre erano una condanna per tutto il genere
umano. Fino al momento della sua morte ha sempre covato dentro di sé un feroce
senso di colpa per quella dei suoi figli, un senso di colpa che, anche se nei
fatti non aveva alcun fondamento, per tutta la vita l’aveva sempre divorata
portandola a veri e propri vaneggiamenti, nei quali versava parole piene
d’acidità nel disprezzo di tutto e tutti, anche dell’Imperatore stesso: “Marito
mio dove sei? Che uomo sei se neghi a tua moglie la possibilità di essere una
donna?”.
Sissi l’imperatrice,
è un testo dove alte si fanno le “grida” della sfortunata Sissi, imperatrice
suo malgrado, ma donna irripetibile, il cui animo sembra però parte di tutti
noi.
La composizione del cast è stata studiata per
sottolineare la vastità e multietnicità dell’impero asburgico, ed allo stesso
tempo per creare un microcosmo che raffigurasse simbolicamente i nostri attuali
“imperi”. Il testo e la regia sono di Roberto Cavosi che dirige una compagnia di talenti, i costumi
di Paola Marchesin, mentre
il disegno delle luci è affidato a Gerardo
Buzzanca. Le musiche originali sono composte dal duo Oragravity. Produzione esecutiva di
Daniela Piccolo, organizzazione generale di Valentina Taddei.
La nuova produzione di Federica Luna Vincenti per Goldenart Production in coproduzione con Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia vuole
proporre un approccio nuovo e originale al mezzo teatrale: un progetto trasversale,
di ampio respiro e fortemente ambizioso, in linea con il gusto delle produzioni
internazionali.
“Sissi è il
simbolo di un mondo condannato. Se fosse questione soltanto della sua vita,
della sua personale esistenza, già varrebbe la pena di occuparsene. Ma si
tratterebbe semplicemente di un caso. Sissi invece è al tempo stesso un caso e
un simbolo. Per questo non la si può trascurare. Come fenomeno umano fu la
figura più affascinante di una decadenza, di una rovina” (E.M. Cioran).
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