di Valerio Brandi
Tra i tanti generi cinematografici fiorenti, soprattutto in passato, i film di gangster continuano ad avere una discreta continuità sul grande schermo.
Sia perché ci sono tante storie vere che non sono
ancora state raccontate su quei personaggi colpevoli di tante atrocità ed
azioni illegali nel secolo scorso, ma anche perché al giorno d’oggi possiamo
ancora contare su molti dei protagonisti che hanno realizzato diversi anni fa
dei grandi successi di pubblico e critica.
The
Alto Knights, al cinema dal 20 marzo 2025 con Warner
Bros. Pictures, ne ha davvero tanti al suo interno. L’attore protagonista
è nientemeno che Robert De Niro, vero simbolo di questo genere fin dai tempi de
Il Padrino – Parte II, ma non è
l’unico “veterano” di gangster movie in questo lungometraggio, perché anche
Kathrine Narducci (interprete di Anna Genovese) ha detto la sua grazie ai suoi
ruoli in Bronx, The Irishman, Capone e
soprattutto la serie televisiva I Soprano.
A dirigerli in The
Alto Knights è stato il premio Oscar Barry Levinson (Rain Man, 1989), regista che ci ha
regalato capolavori di ogni tipo, compreso uno proprio sulla criminalità
organizzata: Bugsy del 1991. La
sceneggiatura è stata affidata a Nicholas Pileggi (Quei bravi ragazzi e Casinò)
e uno dei produttori è Irwin Winkler (Quei
bravi ragazzi e The Irishman).
Una grande squadra che è stata in grado di raccontare
al meglio la storia vera di due criminali come Vito Genovese e Frank
Costello. Non erano parenti ma si assomigliavano molto, almeno
esteticamente parlando, e magari sarà stato questo uno dei motivi che ha
portato Robert De Niro ad interpretare entrambi i ruoli.
Simili nell’aspetto ma molto diversi nel carattere.
Impulsivo e avido il primo, più cauto e diplomatico il secondo, senza
dimenticare che nonostante fossero amici fin dall’infanzia, a un certo punto
non siano più riusciti ad andare d’accordo neanche negli affari.
Genovese era intenzionato a potenziare il traffico di
droghe pesanti negli Stati Uniti, mentre Costello era convinto che fosse un
qualcosa di troppo rischioso oltre che moralmente sbagliato, e che fosse meglio
limitarsi al gioco d’azzardo e alla prostituzione. Una vera e propria
similitudine con i personaggi di Virgil Sollozzo (Al Lettieri) e Don Vito
Corleone (Marlon Brando) nel primo Padrino,
solo che questa è una storia vera.
Dobbiamo continuare a parlare di corsi e ricorsi
cinematografici, ma del resto, squadra che vince non si cambia, e anche la
narrazione di The Alto Knights
ricorda altri lungometraggi di genere gangster come Casinò e The Irishman.
Il film inizia con una pesantissima prolessi, e Robert
De Niro è di nuovo narratore, sia come voce fuori campo che nella versione più
anziana di uno dei suoi personaggi, come se stesse concedendo l’ultima
intervista della sua vita.
Un po’ spoiler per lo spettatore che non conosce
ancora la vicenda, ma in questi casi non è davvero un problema, visti i tanti
personaggi al suo interno (non solo della criminalità organizzata ma anche
delle istituzioni che li hanno combattuti) e i numerosi intrecci in cui sono
stati coinvolti.
Quindi sarà comunque interessante scoprire come si è
arrivati a quella scena iniziale e poi al finale, senza dimenticare che per
assimilare al meglio tutto questo sarà necessaria più di una visione.
Questa storia, nella realtà, è durata diversi decenni
ma il cinema naturalmente ha altri tempi, e non tutti hanno la pazienza di
realizzare opere come Boyhood. Per
non cambiare continuamente attori, tranne che per le parti in cui Genovese e
Costello erano dei ragazzini, Robert De Niro è stato sempre presente, e il suo
aspetto è stato modificato digitalmente – con buoni risultati finali – dalla
computer grafica come in The Irishman.
Un lungometraggio privo di veri difetti che può contare su altri grandi
attori che non abbiamo ancora citato, come Debra Messing (l’iconica Grace Adler
in Will & Grace), Cosmo Jarvis (Persuasione) e Wallace Langham (CSI: Scena del crimine).
Questo il cast tecnico, mentre per quel che riguarda
il cast artistico ci sono state importanti conferme, a partire da Stefano De
Sando, la voce ufficiale di Robert De Niro dalla scomparsa di Ferruccio
Amendola. Un doppiatore eccellente che in questa occasione è stato doppiamente
bravo, o meglio ancora, un attore raddoppiato come ama dire Angelo Maggi:
perché naturalmente, come in originale, ha doppiato sia Genovese che Costello,
e il risultato finale è stato decisamente all’altezza della situazione e per
nulla straniante.
Per il primo ha usato una versione più dialettale
mentre per il secondo un italiano più corretto, oltre al fatto che, come
accennato sopra, i due malavitosi erano diversi in quanto a carattere e quindi
De Sando ha dato ad ognuno il giusto timbro vocale legato al temperamento.
Debra Messing ha mantenuto la sua voce italiana
storica (di Will & Grace e non
solo), ossia Francesca Fiorentini, mentre Kathrine Narducci in questa occasione
è stata doppiata da Franca D’Amato.
Un grande veterano del settore come Bruno Alessandro
ha dato la voce al personaggio di Tony e, per quel che riguarda il personaggio
di Richie Boiardo interpretato da Frank Piccirillo, vi regaliamo l’ultima
curiosità relativa al genere gangster movie di questa recensione: è stato
doppiato da Pino Ammendola, attore e doppiatore italiano che ha partecipato ad
entrambi i doppiaggi de Il Padrino di
Francis Ford Coppola (nel primo era Bruno Tattaglia mentre nel secondo Philip
Tattaglia).
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