martedì 8 aprile 2025

"Death of a Unicorn" - Il mito degli unicorni in chiave horror

 di Valerio Brandi


Primo lungometraggio cinematografico diretto da Alex Scharfman (che è anche l’autore della sceneggiatura), Death of a Unicorn è un altro prodotto della A24 degno di essere visto sul grande schermo.  

Negli Stati Uniti è uscito il 28 marzo mentre in Italia sarà al cinema dal 10 aprile, distribuito da I Wonder Pictures.  

Il lungo ed esplicativo trailer promozionale anticipa la sinossi del film, che dunque non costituisce spoiler per chi ha già visto il video ufficiale.

Elliot Kintner (Paul Rudd) e sua figlia Ridley (Jenna Ortega) sono diretti verso la tenuta di montagna del ricchissimo – ma anche molto malato – Odell Leopold (Richard E. Grant). Un viaggio d’affari parecchio importante per Elliot: se tutto andrà nel verso giusto le cose potrebbero cambiare radicalmente, almeno da un punto di vista economico.  

Un’ansia non da poco che lo porta a guidare distrattamente, tanto che con l’auto investe uno strano equino... Grande quanto un puledro, bianco come il latte, ma con un corno sulla fronte! Sembra proprio un unicorno, ma a questo Elliot non fa caso più di tanto, così, dopo avergli dato qualche colpo di cric pensando di averlo finito del tutto, decide di nasconderlo per il momento nella sua auto, sperando che le autorità – e soprattutto la famiglia Leopold – non si accorgano di quanto accaduto.  

Purtroppo per lui, questo non avviene. Ma la situazione bizzarra sembra giocare a suo vantaggio. Per puro caso scoprono che il sangue dell’unicorno ha poteri curativi, e quindi potrebbe risultare fondamentale sia per salvare la vita a Odell che per creare nuovi farmaci portentosi. Si salverebbero molte vite e la famiglia Leopold diventerebbe ancor più facoltosa, dato che opera in ambito farmaceutico.  

Tutti entusiasti, tranne Ridley. Non solo è l’unica a provare tristezza per la sorte del piccolo unicorno, ma facendo un po’ di ricerche sugli arazzi medievali comincia seriamente a pensare che la situazione possa tramutarsi in qualcosa di veramente pericoloso... 




Da sempre simbolo di bellezza e purezza, l’unicorno è forse la creatura leggendaria più amata dai bambini (in particolare dalle bambine) ma non sempre è tutto rose e fiori...  

Questo per dire innanzitutto che Death of a Unicorn è un horror non adatto a un pubblico giovanissimo, e l’avvertimento non arriva solo dal già citato trailer ma anche dal titolo e dai poster promozionali.  

Poi tutto dipende dalla sensibilità di ogni singolo bambino, perché questo film di Alex Scharfman è molto simile alla saga di Jurassic Park (in particolar modo al secondo capitolo uscito nel 1997, Il Mondo Perduto) sia come trama che per quel che riguarda le dinamiche delle aggressioni. Lungometraggi che molti di quelli cresciuti negli anni ‘90 hanno visto da piccoli.  

Se gli unicorni in versione T-Rex sono la più grande novità riguardo a questa creatura leggendaria, Death of a Unicorn è anche un fantasy molto tradizionale, perché non solo vengono raccontate le antiche leggende attraverso gli arazzi medievali ma ci sono anche diversi rimandi, voluti o meno, a celebri opere audiovisive del passato. 

Il primo pensiero va a Harry Potter e la pietra filosofale (avete presente l’iconica frase del centauro Fiorenzo?) ma non è appunto l’unico. Il labirinto di Gedref, una puntata della serie TV BCC Merlin, raccontava di una maledizione abbattutasi su Camelot dopo che un unicorno venne ucciso da Artù durante una battuta di caccia.  

In Death of a Unicorn si criticano l’avidità e l’ottusità degli esseri umani. Ridley non è altro che una Cassandra dei giorni nostri: nessuno vuole darle retta, neanche suo padre che non è certo una brutta persona come i componenti della famiglia Leopold.  

La CGI funziona benissimo in gran parte delle scene (in particolare quella in cui gli unicorni avanzano lentamente) ma un po’ meno in quelle più movimentate. Alla fine si tratta di un piccolo neo in questo film che non solo riscrive in chiave horror il mito degli unicorni ma è anche in grado di strappare qualche risata, soprattutto grazie a Will Poulter e la sua inconfondibile faccia da “cattivo ragazzo”.





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