di Valerio Brandi
Primo lungometraggio cinematografico diretto da Alex Scharfman (che è anche l’autore della sceneggiatura), Death of a Unicorn è un altro prodotto della A24 degno di essere visto sul grande schermo.
Negli Stati Uniti è uscito il 28 marzo
mentre in Italia sarà al cinema dal 10 aprile, distribuito da I Wonder
Pictures.
Il lungo ed esplicativo trailer promozionale anticipa la sinossi del film, che dunque non costituisce spoiler per chi ha già visto il video ufficiale.
Elliot Kintner (Paul Rudd) e sua figlia Ridley
(Jenna Ortega) sono diretti verso la tenuta di montagna del ricchissimo – ma
anche molto malato – Odell Leopold (Richard E. Grant). Un viaggio d’affari parecchio
importante per Elliot: se tutto andrà nel verso giusto le cose potrebbero
cambiare radicalmente, almeno da un punto di vista economico.
Un’ansia non da poco che lo porta a guidare distrattamente,
tanto che con l’auto investe uno strano equino... Grande quanto un puledro,
bianco come il latte, ma con un corno sulla fronte! Sembra proprio un
unicorno, ma a questo Elliot non fa caso più di tanto, così, dopo avergli dato qualche colpo di cric pensando di averlo finito del tutto,
decide di nasconderlo per il momento nella sua auto, sperando che le autorità –
e soprattutto la famiglia Leopold – non si accorgano di quanto accaduto.
Purtroppo per lui, questo non avviene. Ma la
situazione bizzarra sembra giocare a suo vantaggio. Per puro caso scoprono che
il sangue dell’unicorno ha poteri curativi, e quindi potrebbe risultare
fondamentale sia per salvare la vita a Odell che per creare nuovi farmaci
portentosi. Si salverebbero molte vite e la famiglia Leopold diventerebbe ancor
più facoltosa, dato che opera in ambito farmaceutico.
Tutti entusiasti, tranne Ridley. Non solo è l’unica a
provare tristezza per la sorte del piccolo unicorno, ma facendo un po’ di
ricerche sugli arazzi medievali comincia seriamente a pensare che la situazione
possa tramutarsi in qualcosa di veramente pericoloso...
Da sempre simbolo di bellezza e purezza, l’unicorno è
forse la creatura leggendaria più amata dai bambini (in particolare dalle
bambine) ma non sempre è tutto rose e fiori...
Questo per dire innanzitutto che Death of a Unicorn è un horror non adatto a un pubblico
giovanissimo, e l’avvertimento non arriva solo dal già citato trailer ma anche
dal titolo e dai poster promozionali.
Poi tutto dipende dalla sensibilità di ogni singolo
bambino, perché questo film di Alex Scharfman è molto simile alla saga di Jurassic Park (in particolar modo al
secondo capitolo uscito nel 1997, Il Mondo
Perduto) sia come trama che per quel che riguarda le dinamiche delle
aggressioni. Lungometraggi che molti di quelli cresciuti negli anni ‘90 hanno
visto da piccoli.
Se gli unicorni in versione T-Rex sono la più grande
novità riguardo a questa creatura leggendaria, Death of a Unicorn è anche un fantasy molto tradizionale, perché
non solo vengono raccontate le antiche leggende attraverso gli arazzi medievali
ma ci sono anche diversi rimandi, voluti o meno, a celebri opere audiovisive
del passato.
Il primo pensiero va a Harry Potter e la pietra filosofale (avete presente l’iconica frase
del centauro Fiorenzo?) ma non è appunto l’unico. Il labirinto di Gedref, una puntata della serie TV BCC Merlin, raccontava di una maledizione abbattutasi
su Camelot dopo che un unicorno venne ucciso da Artù durante una battuta di
caccia.
In Death of a
Unicorn si criticano l’avidità e l’ottusità degli esseri umani. Ridley non
è altro che una Cassandra dei giorni nostri: nessuno vuole darle retta, neanche
suo padre che non è certo una brutta persona come i componenti della famiglia
Leopold.
La CGI funziona benissimo in gran parte delle scene
(in particolare quella in cui gli unicorni avanzano lentamente) ma un po’ meno
in quelle più movimentate. Alla fine si tratta di un piccolo neo in questo film
che non solo riscrive in chiave horror il mito degli unicorni ma è anche in
grado di strappare qualche risata, soprattutto grazie a Will Poulter e la sua
inconfondibile faccia da “cattivo ragazzo”.
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